LA
ROSSA VA
IN BIANCO
di Paolo Scalera
Il
fatto più incredibile del motomercato 2002 non è il divorzio
fra Max Biaggi e la Yamaha, evento, tutto sommato, prevedibile, né
la convinzione maturata nella testa dell'ex iridato che l'unica possibilità
per battere Valentino Rossi sia guidare una Honda cinque cilindri, lo
dicono i fatti. Ciò che è strano ed incredibile è
l'indubbia realtà che nessuno dei campioni del motomondiale,
fino a prova contraria, abbia manifestato un serio interesse nei confronti
della Ducati che si presenta nella MotoGP come la Ferrari delle due
ruote, con alle spalle la gloria di titoli iridati a raffica nella Superbike.
Non è stato dunque sufficiente il richiamo del Mito, né
tanto meno i lustrini del mega-sponsor Marlboro, per convincere i tre
piloti contattati - Biaggi, Capirossi e Checa - a firmare. E non solo
perché l'ingaggio proposto, un milione e mezzo di dollari, prendere
o lasciare, è decisamente tutt'altro che principesco.
Probabilmente a tradire la casa di Borgo Panigale è stato l'approccio,
affidato alla coppia formata da Claudio Domenicali e Livio Suppo, entrambe
simpatiche e competenti persone che non hanno fatto però i conti
con il super-ego dei piloti chiamati in causa.
Con una moto fra le mani - la Desmosedici - che deve ancora dimostrare
tutto il suo valore (e l'Aprilia con la sua RS "Cube" ha dimostrato
che non è facile emergere), la Ducati non si è concentrata
infatti su di un obiettivo - un pilota fra i tre - ma ha praticamente
trattato con tutti contemporaneamente, forse per tenere basso l'ingaggio.
Una tattica che non ha pagato. Il primo a dire di no, infatti, è
stato Checa (che aveva comunque l'impressione di essere la ruota di
scorta al no di Biaggi), mentre Capirossi - nonostante l'affezione dimostrata
dai tifosi - non è stato mai trattato da numero uno, come al
contrario ha fatto la Kawasaki.
Si può dire: la Ducati ha già in casa Troy Bayliss, iridato
in carica della Superbike. E' così ma, sinceramente, ancorché
bravissimo, non ci sentiamo di mettere le mani sul fuoco sul potenziale
di Troy, visto che i sentieri del motomondiale sono lastricati delle
buone intenzioni dei piloti della Superbike che, approdati nella allora
classe 500, hanno combinato poco o nulla. L'ultimo in ordine di tempo
è stato Noriyuki Haga, un pilota di cui si dicevano mirabilie
e che certo piano non va.
Comunque il risultato della "corte" fatta agli assi della
GP1 è che la rossa Ducati, alla vigilia del GP di Brno, rischia
di andare
in bianco. E forse alla fine è meglio così.
Gli auguriamo di essere immediatamente competitiva, ma è più
probabile che le serva un anno di apprendistato, al termine del quale
si potrà
Rimettere sul mercato. Magari a caccia di Valentino Rossi.
20/8/2002