DOVE SI PARLA DI VALENTINO
PREMIATO DAL CONI, DI UN' APPARIZIONE RECORD E DELLA SOLITUDINE E STANCHEZZA
DEL CAMPIONE
All’inizio
dell’anno non si presentò all’invito del Presidente
della Repubblica, Ciampi, Valentino Rossi, suscitando una valanga di critiche.
Per questo, forse, giovedì scorso non ha declinato l’invito
del Coni per ritirare ben tre diplomi consegnatigli per gli ultimi tre
titoli iridati lo stesso giorno in cui era assegnato il “Collare
d’Oro” per il titolo 250 del 2001 a Marco Melandri.
La cerimonia, avvenuta nella tensostruttura allestita all’interno
dello Stadio dei Marmi di Roma e officiata dal Presidente del CIO, Jacques
Rogge, alla presenza del sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio, Gianni Letta e al Presidente del Coni, Gianni Petrucci, è
stata l’occasione per mostrare ai presenti la velocità per
la quale il Dottore va giustamente famoso: l’operazione è
stata completata in un paio di minuti scarsi, durante i quali Vale ha
avuto il tempo di ritirare i riconoscimenti, scambiare due parole con
le giacchette blu presenti e rispondere agli inviati della TV che lo attendevano
al varco. Naturale che tutto sia avvenuto di fretta.
Peccato, perché come sempre, pur nel limitatissimo
tempo che ha concesso ai presenti, Rossi è stato brillante.
“Si è vero, io sono molto superstizioso, ma non rivelo i
miei riti altrimenti non funzionano”, ha risposto ad una domanda
diretta, forse relativa alle contorsioni e toccamenti che mostra in diretta
ogniqualvolta sale in moto.
“Mi piacerebbe essere una ginnasta – ha poi detto stupendo
i presenti - Sono davvero molto brave e quello che mostrano è uno
spettacolo molto bello”.
“Bisognerebbe inserire il motociclismo fra gli sport olimpici”,
ha quindi aggiunto, suscitando un garbato “non è possibile”,
da Rogge, che non ha dimenticato di lodare il pilota: “Come Schumacher,
sarebbe fra i protagonisti”.
Scivolando sulla sua passione, l’Inter – una stranezza per
uno che vince le sfide impossibili, essere vicino a chi perde invece quelle
possibili – ha scherzato: “non c’è il malocchio
sull'Inter. Dobbiamo pensare positivo. Contro il Bologna meritavamo di
vincere e la prossima volta vinciamo di sicuro. Adesso c'è un po'
di sfortuna, ma vedrete che passerà”.
Gli interisti, da oggi, si sentiranno meno soli. E forse anche Valentino
che, ad onta dei successi planetari ottenuti, sembra soffrire della sindrome
da Star System. Vorrebbe continuare ad essere ricco, famoso e desiderato,
ma senza pagare il prezzo della popolarità: noiose interviste,
sempre uguali, mani da stringere e foto da firmare.
“Solo ora mi accorgo di essere molto stanco - ha concluso Rossi
- Fino a dicembre voglio solo pensare alle vacanze”.
Una frase che ci ricorda quanto detto, molto tempo fa, da Giacomo Agostini
a proposito della sindrome del campione: “Vincere, rimanere sempre
al vertice, logora. La grandezza di un pilota si vede dalla sua durata”.
Una sacrosanta verità, a cui fece eco Eddie Lawson, dopo la prima
vera sconfitta subita nel mondiale da Freddie Spencer, nel 1985 (nel 1983
Eddie era un debuttante): “Vedremo chi durerà di più,
fra noi due”.
E’ già stanco Valentino?
E’ possibile. Del resto corre ad alto livello dal 1996. Sono già
nove anni . Ed il prossimo vorrebbe festeggiare il decennale con il settimo
titolo ed una media di risultati record.
Agostini, tanto per fare un nome, rimase in sella, nella 500, dal 1965
al 1977, collezionando otto titoli iridati nella classe regina. Tredici
anni, ma in un’epoca nella quale non si disputavano sedici Gran
Premi a stagione. Ed il prossimo anno saranno diciassette. Per non parlare
degli impegni extra agonistici.
Se Vale è stanco, insomma, ha le sue ragioni. Anche se non si può
pretendere che i tifosi le capiscano.
12/11/2004
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