DOVE
CAPIREX DA FUORI DI MATTO E ACCUSA LA HONDA, CHE REPLICA, DELLA MORTE
DI KATO. A CASA DELLA FERRARI. C'ERA UNA VOLTA L'ELEGANZA
Ha
scelto l'appuntamento della Ferrari a Madonna di Campiglio, Loris Capirossi,
per sparare a zero sulla Honda. Complice l'ospitalità del medesimo
sponsor della Ducati, la Marlboro, l'arrembante Capirex ha riaperto
la vecchia ferita dell'incidente di Kato a Suzuka affermando: "alla
Honda sono degli .... Dajiro Kato non ha fatto un errore, non c' era
quello alla base della sua morte come invece hanno detto loro. Io Kato
lo conoscevo: era un pilota di altissimo talento. Forte. Del nostro
livello. Non uno che fa un errore del genere dopo tre giri. A lui è
rimasto il gas a manetta. E' impossibile cadere,
in quel punto. Tu arrivi, freni, pieghi. Però gli è successo
qualcosa che non si può dire. La cosa che li rende più
meschini è che era il loro pupillo. Questa secondo me è
una fatto vergognosa''.
Si riferisce, ovviamente, Loris, nel suo atto d'accusa, al mai provato
malfunzionamento dell'acceleratore elettronico, quel "ride-by-wire"
che la Honda ha smentito addirittura di avere sulle sue RC211V ufficiali.
La risposta del colosso giapponese, ovviamente, non si è fatta
attendere.
''La replica a Loris Capirossi è piuttosto facile - ha detto
Carlo Fiorani, parlando per l'HRC - La Honda, caso unico al mondo, si
è rivolta a un ente terzo, la facoltà di ingegneria dell'università
di Tokio, per accertare le cause dell'incidente costato la vita a Dajiro
Kato''.
In Giappone, infatti, così come in Inghilterra, ma non in Italia,
il diritto sportivo prevale su quello penale, quindi non è stata
istruita alcuna inchiesta della magistratura.
''La commissione ha esaminato - ha aggiunto Fiorani - non solo i filmati
messi a disposizione dalla direzione del circuito di Suzuka, ma anche
i filmati delle videocamere degli spettatori della corsa, che la stessa
Honda ha pregato di mettere a disposizione della commissione. E' tutto
materiale che è finito su internet''.
A distanza di quasi un anno non vogliamo entrare nel merito, su chi
abbia ragione e chi torto. Del resto, il caso, altrettanto drammatico,
di Ayrton Senna, dovrebbe essere un monito abbastanza severo.
Le corse hanno nel proprio DNA un'ineliminabile fattore di rischio,
cosa che sanno bene tutte le Case che partecipano alle competizioni,
così come i piloti.
Della morte di Senna - pare - fu concausa una modifica dell'ultima ora
al piantone di sterzo. Modifica che, ne siamo sicuri, lo stesso Ayrton
sollecitò per essere più a proprio agio nell'angusto abitacolo
della Williams.
Il team inglese, pur messo sotto accusa dalla magistratura italiana,
non aveva alcuna colpa. Non più di quanta l'avrebbe avuta la
Ferrari quando il ripetuto cedimento dell'alettone anteriore, causa
un baffetto troppo rigido, mandò fuori pista ad Imola dapprima
Gerhard Berger e quindi Nigel Mansell a Montecarlo.
Con questo, però, non vogliamo dire che la Honda, come la Ferrari
di John Barnard a quei tempi, abbia cercato di nascondere la sua responsabilità.
Ciò che ci fa star male è il decadimento dei tempi, che
causa accuse gratuite e non circostanziate come quella di Capirossi
a Madonna di Campiglio.
Approfittando di un grande bacino mediatico (certo, una volta in casa
Marlboro si badava più all'etichetta) Loris ha affermato, sicuramente
quel che pensa, ma senza offrire alcun indizio in più, utile
per il futuro, limitandosi ad una accusa da bar. Ha, insomma, sollevato
un polverone per niente. Avesse aggiunto: signori giornalisti, è
ora di porre un freno all'elettronica, perché il dubbio c'è
e rimane, avrebbe solo fatto il suo dovere di pilota. E tutti noi gliene
saremmo grati.
Così, invece, il coraggioso Capirex, che anche in pista spesso
apre il gas più con il cuore che con la testa, ha fatto
il
giornalista scandalista, obbligando la categoria ad andargli dietro.
Perché, e anche questa è una cosa abbastanza triste, ormai
si va dietro alle parole di chiunque. Purché consentano, sia
ben chiaro, un titolo a nove colonne.
Come direbbe qualcuno: fatti, non pugnette.
14/01/2004