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125 E 250, CHE CI FANNO
QUI? Il sole della Motogp ha accecato e accentrato tutti gli interessi. I budget sono stati ingoiati in una gigantesca voragine. Questa finta Formula 1 della moto è però ancora ani luce lontana dalla realtà delle quattroruote. Moto complicate e costose, personale tecnico, ingegneri, tecnologia che nulla può senza una cura maniacale dell’immagine. A far parlare però qui è per il 90% il fenomeno dei fenomeni. Quel Valentino Rossi che da solo fattura quanto un’azienda del nord est. Ma il re non è solo, nel feudo ci sono ancora circa 60 piloti, quelli delle “classi minori”. Riflettiamo. Ma che fine ha fatto la 250? Quella categoria che ha lanciato Biaggi, ricordate? E la 125? Di li è passato il Rossi nazionale come anche il coriaceo Capirossi o anche Melandri… Ci sono ancora, ma chi se ne rende conto? Sui giornali non ci sono (tranne che sugli specializzati) ma in pista lottano, vincono, perdono guidano. La vita da paddock ti fa rendere conto in quale considerazione siano tenuti uomini e aziende che nella storia del motociclismo qualcosa da dire ne hanno. Con enorme coraggio il 2005 ha salutato il rientro nelle competizioni della Fantic Motor. Rientrare in una categoria solo sopportata e al limite della sopravvivenza testimonia però la voglia di credere nella passione. Si tratta di quel motore invisibile che tante volte riesce a far fare agli uomini cose impensabili. Impensabile, ad esempio fino a qualche mese fa, credere che Aprilia potesse continuare a essere in pista. L’azienda veneta, 23 titoli mondiali nel suo carniere ha finito la sua crisi dopo il suo ingresso nel Gruppo Piaggio, che comprende anche Gilera. Un colosso da 53 titoli mondiali e dalle vendite seconde solo a Honda. L’organizzazione del paddock prevede che solo i team della motogp possano schierare le loro hospitality nello spazio antistante i box. Una specie di “Via Montenapoleone” di grande visibilità ed esposizione. La differenza con “quelli” della 125 e 250 è nello spazio che si può occupare e ovviamente il posizionamento delle strutture. I duetempisti sono in seconda (a volte terza) fila nascosti dai bilici appoggio della GP, a volte sono introvabili. L’immagine è tutto per uno sport commerciale come quello delle moto, privare la 125 e la 250 anche di questo elemento significa costringerli all’estinzione. Cambiare aria per alcune squadre significherà la salvezza. Ora la situazione impone una riflessione.
Riusciranno le categorie “minori” ad arrivare indenni alla
trasformazione tecnica che è prevista per il 2009 quando il 2
tempi lascerà il posto ai motori a 4 tempi? O anche, riusciremo
ad avere altri Valentino o altri Max dalla Supersport o dalla Superbike?
Ad oggi i campioni, quelli veri, non nascono lì. 18/4/2005
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