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CON I TEST IRTA A BARCELLONA SCATTANO DUE MONDIALI, QUELLO DI ROSSI E QUELLO DEI POVERI DELLA 125 E 250. CON LA MOTOGP CHE PROVA A VOLARE IN ALTO CON LE ALI DI ICARO
La lunga attesa è finita. I test invernali sono ormai dietro le spalle. E’ vero, il mondiale è ancora (relativamente) lontano, con il primo Gran Premio il 10 aprile a Jerez, ma a fine settimana scatterà il test Irta di Barcellona, che è a tutti gli effetti il 18° GP della stagione. O il 21°, od il 22°, a seconda se volete contare o no tutte le prove fatte sino ad oggi in Malesia, Australia e Qatar.

In realtà i test non inizieranno venerdì con la MotoGP, bensì martedì 15 marzo, con la prima sessione di prove libere della ottavo di litro, dalle 10 alle 18, per proseguire poi mercoledì quando sul tracciato di Montmelò gireranno anche le 250 assieme alle 125. Mentre la minima cilindrata terminerà la seconda giornata i suoi test in una sessione concentrata dalle 10 alle 14, un quarto d’ora dopo avranno inizio i test della quarto di litro.

Le squadre della 250 potranno provare anche l’intera giornata di giovedì, ma venerdì dovranno lasciare campo libero a sua maestà la classe regina del motociclismo, la MotoGP.

Da venerdì, dunque, non si parlerà che degli “happy few” della massima cilindrata che, seguendo gli schemi del Gran Premio, proveranno venerdì e sabato. Una specie di lungo warm-up, domenica mattina, dalle 10 alle 13, preparerà poi i team all’appuntamento – alle 14.05 – con la sessione ufficiale della durata di quaranta minuti che non assegnerà la pole, bensì l’usuale BMW in premio. Il tempo di “qualifica” conterà poi per il Trofeo che sarà attribuito a fine anno sommando i giri veloci in qualifica di ciascun pilota.

Come nulla fosse, poi, dopo, le squadre torneranno al lavoro dalle 15.15 sino alle 18.

Da quel che precede si intuisce che sotto i riflettori, com’è evidente, ci finiranno solo i piloti e le squadre della MotoGP, perché la stragrande maggioranza della stampa arriverà in Spagna – massimo – giovedì sera. Ciò significa che gli inviati dei grandi quotidiani e delle TV non vedranno affatto i protagonisti della 125 e solo di sfuggita i ragazzi della 250.
E’ uno snaturare l’essenza stessa del motociclismo, questa, è non ci piace. Lasciamo stare il discorso nostalgico, che forse non interessa a nessuno, ma non può non essere sfuggito a chi muove le fila del campionato – dunque Dorna e FIM, più Dorna che FIM – che andando avanti di questo passo le cilindrate inferiori saranno sempre più ghettizzate e povere. E’ un dato di fatto. Spariranno? Speriamo di no, anche se il rischio c’è.

All’impoverimento della 125 e della 250 non fa da contraltare, comunque, l’arricchimento della MotoGP, anche se così può apparire ad una occhiata superficiale. Guardiamo la realtà con attenzione: la Honda schiera sette moto, la Yamaha quattro, la Ducati 2+1. Poi ci sono due Suzuki e due Kawasaki, oltre ad una KR-KTM e a due WCM. Fanno ventuno partenti, ma a Barcellona ci saranno solo diciotto moto 2005 perché Rolfo utilizzerà una Ducati GP4 e la coppia della WCM addirittura le vecchie Harris-Yamaha R1. Se la Honda decidesse di imitare la Yamaha il numero sarebbe ancora più ridotto: 15 unità.

Più che un campionato del mondo, a noi sembrerebbe la manche di un Trofeo. E ancora ci meravigliamo del potere della prima casa motociclistica al mondo in seno alla MSMA?

Suvvia, non scherziamo. Alla fine degli anni ’70 chi voleva – anche un semplice pilota privato – poteva (ed era in grado di farlo) acquistare una Suzuki RG 500. La stessa moto, ovviamente meno evoluta, con la quale Barry Sheene vinse due titoli iridati nel ’76 e ’77. Con una moto di questo tipo Franco Uncini nel 1980 finì quarto assoluto nel mondiale, dietro a Roberts, Mamola e Lucchinelli e davanti a Rossi, papà Graziano, ovviamente.

Provate, ora, ad immaginare una cosa simile. Montagna di denaro necessaria a parte, ora le moto nemmeno si acquistano, si danno in leasing (senza possibilità di riscatto), invece.

E ci dicono che questo è il progresso. Speriamo che non si siano sbagliati. Un errore simile l’ha già fatto, ma sembra che si sia salvata in tempo, la Superbike che aveva pensato a se stessa come alla F.1 su due ruote. Ora è il turno della MotoGP e c’è da sperare che non si ripeta il volo di Icaro.

14/3/2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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