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IL
DESERTO È LA “TERRA DEI CACHI”… Qualche esempio, per non cadere nel banale lo possiamo fare: dalle mani alzate per fermare l’acqua ai suggerimenti dati alla direzione di gara da qualche team manager, passando per le squalifiche o le recessioni date a fasi alterne. Succede che ci sono degli interessi da rispettare, succede che le cose devono andare come DEVONO andare perché lo sport è oggi più che in altri momenti in mano agli sponsor. Lo sa bene la Yamaha, ancora in lotta con Altadis per far correre almeno un pilota (Valentino Rossi) senza loghi per il 50enario dell’azienda. Lo sa bene la Telefonica che sta portando avanti una battaglia a chi spende di più in motogp nei confronti della Repsol. Un gioco, questo, che conoscono bene i tabaccai, obbligati ad usare i mondi del motore, moto e auto, per farsi vedere e con il rischio di non esserci più nei prossimi anni. E allora, cosa succede? Succede che per accontentare tutti assistiamo ad una Direzione di Gara che se dall’esterno sembra improvvisare, ad una attenta analisi si sta solo cercando di accontentare chi più spende. Succede che si corre in un deserto con gli spalti vuoti che nemmeno Vallelunga in un monomarca, perché da queste parti si fanno problemi per una canottiera su una donna, ma non hanno nessun limite per fare la pubblicità alle sigarette. Succede che per nascondersi dietro ad un dito si assiste in sala stampa, alla diffusione di comunicati deliranti e comici che sembrano scritti da Flavio Oreglio di Zelig, più che sembrare una fonte attendibile per lavorare. Succede che nel deserto “dei cachi” ci si sente molto vicini alla formula uno, troppo vicini ad un mondo dove la professionalità è alta quanto i fondi investiti, mentre ancora una volta con una gara come quella fatta a Doha, abbiamo dimostrato di essere ancora troppo dilettanti. 4/10/2004
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