LE
DUE FACCE DELLA HONDA Honda: le due RC211V in pista, cioè la versione "2003" e quella "clienti" sono, definitivamente, due mezzi diversi. Le differenze fra le due cinque cilindri non sono di dettaglio, bensì sostanziali. Non basta cioè sostituire una frizione per far diventare una Honda standard eguale a quella dell'HRC. "Una birra ed una Coca-Cola, dissetano entrambe, ma sono diverse", ci ha detto un capo-meccanico. Che poi le prestazioni siamo molto diverse, è un altro discorso. Qui a Suzuka, per esempio, contrariamente a quanto accadeva a Barcellona, la velocità massima fra le due versioni non si discosta di molto. Yamaha: forte va solo Barros, la moto, comunque è parecchio migliorata rispetto alla M1 2002. Ora anche la carenatura è simile a quella della Honda, ma non ce l'hanno tutti. Melandri, per esempio, forse l'avrà a Jerez. E pare che la nuova carena (più piccola e spigolosa) renda la moto più maneggevole. Ducati e Aprilia: vanno bene entrambe, la seconda
ha sorpreso, però. Nei box delle due Case italiane si respira una
sana rivalità. In quello bolognese l'atmosfera è apparentemente
più asettica, in quello veneto c'è entusiasmo. Quest'anno
ci divertiremo anche con loro. LE ALTRE: Scontata l'assenza dellas Proton KR5 (Aoki
e McWilliams hanno ancora la tre cilindri 2 tempi), lascia perplessi la
Moriwaki MD211VF "Proto" - della serie come peggiorare una moto
perfetta - e la Harris-WCM, creature entrambe troppo immature per essere
giudicate. E poi c'è l'incognita dei piloti chiamati a guidarle.
Dal GP del Sud Africa sulla Harris arriverà probabilmente lo spagnolo
David De Gea (ex Proton), allora
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