PER
L' APRILIA È GIÀ FUTURO
Il 4T per la GPONE pronto nell'ottobre del 2001
Il conto alla rovescia per il debutto nella nuova classe GP1, nel 2002,
con i motori quattro tempi di 990 cc è iniziato anche in casa Aprilia.
A confermarlo, a Valencia, è stato Jan Witteveen, responsabile dell'attività
corse della casa di Noale.
"Il momento di partire
è questo - ha spiegato l'ingegnere olandese - perché poi la realizzazione
del progetto richiederà circa un anno. Sei mesi per la prima fase di studio
e di disegno e sei mesi circa per la realizzazione del primo prototipo
marciante. Forse qualcosa di meno, tenendo conto, però, che il prototipo
dovrà subire degli sviluppi prima di essere pronto per correre".
Witteveen, notoriamente, non ama parlare molto, ma questa volta ha fatto
parziale eccezione.
"La scelta è circoscritta ad un motore con frazionamento compreso fra
i due ed i quattro cilindri. Oltre si salirebbe troppo con il peso. Già
con un bicilindrico, senza arrivare alle sofisticazioni dei motori di
F.1, dunque senza l'uso di valvole pneumatiche o leghe di berillio, si
dovrebbe poter raggiungere una potenza di 250/270 cv con un regime di
rotazione di 17.000 giri. La durata non dovrebbe essere un problema perché
i Gran Premi non sono lunghi come le corse di F.1: parliamo di 120 Km
contro 300. Anche per il consumo, con un serbatoio da 24 litri, non vedo
problemi".
Il fatto è che la tecnologia per mettere in pista le GP1, nuove regine
del motomondiale, esiste già. Da una parte, infatti, attualmente tutti
i produttori dei motori di F.1 già fanno le prove su prototipi bicilindrici
(eccettuata la Ferrari), mentre dal punto di vista della ciclistica non
esistono differenze importanti con i mezzi attuali.
"Senza contare, poi, che c'è l'esperienza
delle Superbike ad aiutare - prosegue Witteveen - in alcuni casi il motore
quattro tempi, poi faciliterà le cose: non dovremmo avere infatti i problemi
di trazione che si creano con i nervosi motori a due tempi, ma d'altro
canto forse potremo avere qualche problema in frenata, a causa del freno
motore, che non esiste con i propulsori attuali.
Per la ciclistica, invece, non ci sono differenze". Un problema, e non
da poco, sarà invece quello del reperimento del budget, che al momento
sta condizionando tutta la politica sportiva a Noale, visto che finché
non saranno fatte le scelte strategiche, non si saprà né quale fine farà
l'attuale bicilindrico due tempi, né tantomeno come saranno disposte squadre
e piloti nelle altre cilindrate.
"I soldi, purtroppo, si possono spendere
una sola volta - ha detto il tecnico olandese, che poi ha aggiunto - però
non è detto che le case vadano incontro ad un collasso economico.
L'attuale sistema in vigore nelle Superbike, infatti, è molto costoso.
Le case con meno di 50.000 esemplari prodotti devono costruire 150 esemplari
della moto destinata al campionato per l'omologazione. Numero che sale
a 250 e 500 se la produzione sale a 100.000 od oltre 100.000 unità . Ogni
omologazione, dunque, alle case più piccole, costa almeno dieci miliardi
minimo. Fare un prototipo, invece, costa un decimo".
Senza contare che dal motore da Gran Premio si può sempre derivare un
propulsore destinato alla serie.
"Il bello è questo: sceglieremo il frazionamento anche in base a questo
- ha concluso Witteveen - non avrebbe infatti senso, per una casa impegnata
a costruire modelli di serie bicilindrici, schierare una sei cilindri".
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