FORGHIERI
ED IL FUTURO PROSSIMO: È UNA V-4 A 90° L’ 800 CC IDEALE
di Andrea Di Marcantonio
Siamo
quasi al giro di boa del Mondiale 2006, stagione che sta regalando non
poche sorprese un po’ su tutti i fronti. Cercando di anticipare
i tempi, puntiamo l’occhio già al 2007, anno che decreterà
la fine di un’era, quella legata alle MotoGP da 990 cc; si cambierà
e tutti – chi in modo più aperto, chi in modo più
velato – stanno cercando di ottimizzare le nuove prestazioni che
dovranno offrire le nuove moto, ridotte nella cubatura agli 800 cc. Un
passo indietro dunque, dove si fanno spazio le concause più disparate,
anche se, come già affermato da alcuni team manager, questa sarà
una “scelta dettata da input commerciali” più che sportivi
o tecnici. La nuova cubatura obbligherà gli ingegneri a lavorare
duramente ai banchi prova o con sofisticati programmi di simulazione,
proprio per cercare di ottimizzare le potenze finali delle nuove cubature.
L’area di lavoro è quanto mai ampia e gli interventi saranno
– probabilmente – molto drastici visto che questa riduzione
non va considerata sulla base dei 200 cc in meno rispetto agli attuali
propulsori. Quindi le direzioni saranno estese, inizialmente meno “marcate”,
in futuro più “spinte” e questo per raggiungere potenze
elevate a parità di cilindrata; è ovvio che venga in mente
l’argomento F.1… e questo non deve stupire perché è
probabile che la linea progettuale seguirà (magari non subito)
la tecnologia della massima espressione automobilistica. Rapporti di compressione,
forma e disegno delle camere di combustione, materiali, condotti e fluidodinamica,
elettronica, alimentazione:ecco le strade dove è ipotizzabile si
cercheranno soluzioni e risposte per ottenere potenze elevate e tutta
l’affidabilità necessaria. Anche su questo argomento –
non trascurabile in funzione della sicurezza – il libro è
tutto da scrivere e quasi certamente l’inizio della “nuova
avventura”, sarà vissuto cercando di mantenere parametri
largamente sicuri in tema di durata/prestazioni.
Ma questa è solo teoria, una “passeggiata” in una dimensione
che, almeno attualmente, non è messa sul piatto della conoscenza.
Noi però, abbiamo voluto, cercato delle risposte almeno prossime
alla realtà. Per questo, ci siamo rivolti ad un ingegnere che,
in F.1, ha ottenuto tantissimi successi con ben 12 titoli iridati (8 costruttori
e 4 piloti) e che nel 1998 creò la Lamborghini Engineering. Attualmente
è Direttore Tecnico della Oral Engineering (www.oralengineering.com),
(struttura attrezzatissima che nasce nel 1995) polo di progettazione,
ricerca e sviluppo nel settore motoristico internazionale. Stiamo parlando
dell’Ing, Mauro Forghieri, figura leggendaria e
“patrimonio motoristico” internazionale. Proprio a lui abbiamo
chiesto di “raccontarci” un quadro sintetico delle possibili
direzioni che i propulsori di nuova generazione - quelli da 800 cc –
potrebbe prendere in vista del nuovo regolamento 2007. Volevamo però
“ascoltare” anche il parere di un preparatore che, proprio
per il differente approccio, ha una visione diversa dell’intero
scenario tecnico. Quindi abbbiamo girato le stesse domande a Roberto
Papetti della Robby Moto Engineering (www.robbymotoeng.com),
nome che vanta una storia intensa ed appassionata…Sono moltissimi
i team che si avvalgono della collaborazione con la Robby Moto Engineering,
sia nei campionati Superbike che Supersport, oltre ad importanti collaborazioni
tecniche con Aziende e Case costruttrici.
Dal 2007 la Moto GP passerà da 990 cc a 800 cc: a suo avviso,
le cose si complicheranno a livello generale di affidabilità? E
perchè?
Ing. Forghieri: non vedo motivo di riduzione dell’affidabilità
se non per specifici errori.La riduzione della cilindrata a parità
di cilindri, usualmente la aumenta anche a fonte di regimi più
elevati. E questo per sollecitazioni specifiche meno elevate.
Roberto Papetti: il passaggio di cilindrata da 1.000
cc a 800 cc non penso porterà grosse complicazioni sul tavolo dei
progettisti, se non quelle relative ad un qualsiasi nuovo progetto che,
a livello motoristico, si voglia sviluppare. Grazie ai nuovi sistemi di
calcolo e simulazione che la tecnologia mette a disposizione, ci si può
avvicinare molto agli obiettivi prestazionali ricercati in fase di progettazione,
accorciando così i tempi di sviluppo ed I costi di realizzazione.
Come si muoveranno, a Suo avviso, gli ingegneri? Le potenze saranno
inferiori o il livello base saranno proprio le prestazioni attuali?
Ing. Forghieri: inizialmente le prestazioni si ridurranno
mentre saranno più numerosi i piloti capaci di sfruttare tutto
il potenziale a disposizione. Quindi i circuiti tortuosi risentiranno
meno della riduzione delle potenze massime.
Roberto Papetti: l’obiettivo di ridurre la potenza
sarà solo in parte ottenuto, mi spiego meglio: l’abbattimento
di potenza non sarà direttamente proporzionale alla riduzione della
cilindrata, perché riducendo corsa e alesaggio si ridurranno le
masse alterne del motore e di conseguenza si potrà salire col regime
rotazionale ed ottenere quindi potenze specifiche più alte.
E allora, nel dettaglio: come e dove interverranno gli ingegneri?
Ing. Forghieri: rispondere a tale domanda richiederebbe
un tempo indefinito... Ovunque essi trovino da migliorare; ad esempio
mantenere elevate coppie ai più bassi regimi possibili.
Roberto Papetti: i motori saranno meno potenti degli
attuali ma la riduzione degli ingombri e delle masse del motore darà
la possibilità ai telaisti di migliorare la performance globali
della moto.
A suo avviso, ci può descrivere un ipotetico schema costruttivo
di un motore MotoGP da 800 cc? Le migliori soluzioni e perchè (in
linea, V aperto/stretto, 5 o 6 cilindri, ecc...)
Ing. Forghieri: personalmente ritengo ancora lo schema
4 cilindri a V90° la risposta più equilibrata per una moto
GP odierna a 4 tempi. Ingombri, equilibratura, fluidodinamica interna
e peso, sono per me i suoi punti di forza.
Roberto Papetti: Relativamente allo schema costruttivo
del motore, penso che non valga più la pena indirizzare il frazionamento
oltre le quattro unità, anzi facendo le valutazioni del caso, potrebbero
aprirsi le porte anche ad un motore frazionato per tre a V in linea che
sia. Potremmo ipotizzare qualche schema: quattro in linea: schema semplice
e conosciuto, di facile realizzazione, da la possibilità senza
grossi cambiamenti di utilizzare ordini di scoppi differenti per ottimizzare
la coppia a terra ai vari regimi, di contro c’è l’ingombro
frontale che ipotizzando un alesaggio di 76 mm diventerebbe non inferiore
a 360-380 mm. Altro esempio: un motore a V di 90°; la configurazione
più semplice dei motori a V, a parità di alesaggio si ha
un ingombro frontale all’incirca di 230 – 250 mm, possibilità
di usare diversi ordini di scoppio sempre per ottimizzare la distribuzione
della coppia a terra, un minor effetto giroscopico dell’albero motore
vista la minor larghezza e la minor massa. Mi rendo conto che riproporre
un motore frazionato per tre può suscitare qualche critica considerati
i risultati ottenuti da chi ha intrapreso questa strada, ma qualche valutazione
penso che si possa ugualmente fare…
Parliamo dell’idea tre cilindri… Approfondiamo ipoteticamente
questa strada alternativa
Roberto Papetti: Un tre in linea è un motore
di facile realizzazione con un alesaggio intorno a 84 mm, un ingombro
frontale interno intorno ai 300 – 320 mm ossia un buon compromesso
tra il quattro in linea e il quattro a V. Le masse alterne della distribuzione
dimensionate per tale alesaggio non necessiterebbero più di un
comando pneumatico per il ritorno delle valvole, girando ugualmente ad
un regime intorno ai 16.000 giri, contenendo notevolmente i costi rispetto
alla cubatura di 1.000 cc, che necessita del comando pneumatico. L’albero
motore verrebbe abbastanza stretto e leggero con un minor effetto giroscopico
di un quattro in linea. Di contro dobbiamo riconoscere che nessuno ha
dimostrato ancora la veridicità di queste ipotesi.
Un’ulteriore possibilità per usare un tre cilindri, sarebbe
pensare a un V tre che, ipotizzando sempre un alesaggio di 84 mm, avrebbe
un ingombro frontale pari a circa 200 – 220 mm (forse troppo poca
la differenza dal V quattro). In questo caso si avrebbe una complessa
distribuzione per comandare un solo cilindro con le perdite meccaniche
che ne conseguono e l’aumento di massa vista la necessità
di usare una cascata ad ingranaggi.
Penso che le problematiche relative alla bilanciatura ed alla messa a
punto di un V tre, siano le più complesse rispetto agli altri schemi
sopra elencati ed è anche quella che ha uno dei punti di domanda
più marcati rispetto a tutti gli altri… Di certo le grandi
case costruttrici non avrebbero difficoltà a realizzare ed a far
funzionare questa tipologia di motore, visto ciò che è stato
realizzato con uno schema insolito cinque V (vedi Honda).
Citando i motori a V ho parlato solo del V 90° perché non vedo
la necessità di stringere l’angolo di apertura dei cilindri
visto che si complicherebbero le cose per lo schema di bilanciatura e
si limiterebbe lo spazio a disposizione per l’ applicazione del
sistema di alimentazione (corpo farfallato ecc).
Attualmente ritiene che l'elettronica farà ancor più
la differenza?
Ing. Forghieri: sicuramente i motori moderni devono
molto all’elettronica in particolare per quanto riguarda i consumi,
guidabilità, combustione e la riduzione delle perdite per dispersione
nei cicli.
Roberto Papetti: relativamente all’elettronica,
si può sostenere che è diventata un buon complemento di
aiuto per i motoristi, ma soprattutto un aiuto fondamentale per i piloti
nella gestione della trazione.
In pratica l’elettronica non è in grado di generare energia,
ma serve ai motoristi per creare le condizioni grazie alle quali, in funzione
dei giri-motore e apertura farfalla, si può estrapolare la massima
energia generabile dal motore in quel momento.
Per i piloti il lavoro è esattamente complementare e contrario;
in pratica in funzione delle informazioni ricevute con marcia inserita,
apertura farfalla, giri motore, angolo di piega e pattinamento della ruota
posteriore, la centralina, lavorando sull’anticipo di accensione,
diminuisce la potenza erogata dal motore supportando il pilota nella gestione
dell’acceleratore.
Quali potenze ritiene potrebbero essere estrapolate da un'unità
da 800 cc?
Ing. Forghieri: inizialmente all’uscita del cambio
circa 124 ÷ 147 kw ai massimi regimi.
Roberto Papetti: parlando di numeri, gli attuali motori
da GP di 1.000 cc hanno potenze che oscillano da 240 – 250 hp a
15.000 giri quindi 240/250 cv/litro… Con passaggio a 800 cc e la
riduzione delle masse alterne potrebbero esprimere a 16.000 giri il massimo
potenziale con potenza intorno 210 – 220 hp, cioè potenze
specifiche da 260 – 270 cv/litro.
Come cambierà la linea di alimentazione? Condotti, forme,
flussi in transito, numero delle valvole, ecc
Ing. Forghieri: sulla falsariga dei 990 attuali che sono
già di alto livello.
Roberto Papetti: I parametri geometrici e fluidodinamici
per ottenere queste potenze a questi regimi sono conosciuti e facilmente
simulabili con i nuovi software.
Ritiene che la camera di combustione, la propagazione di fiamma
saranno oggetto di studio ulteriore, così come i rapporti di compressione?
Ing. Forghieri: i rapporti di compressione saranno più
alti possibili mentre gli studi sulla combustione spero non si arrestino
mai, sopratutto grazie ai sistemi di simulazione con computer ed alle
prove su modelli.
Ed in tema di fasature, velocità lineari del pistone,
rapporti corsa/alesaggio, pressione media effettiva?
Ing. Forghieri: al momento le velocità medie
del pistone nel campo è di 26 + 27 m/sec. Queste sono un limite
ben fermo per un’accettabile affidabilità.
Roberto Papetti: sopra ho citato alcuni esempi di alesaggio
per ricavare gli ingombri dei motori da detti diametri si può facilmente
risalire alla corsa e di conseguenza al rapporto corsa-alesaggio che orientativamente
l’ho tenuto intorno a 0,6, valore ben lontano da quelli estremi
dei motori di FI ma visto che la moto ha solo e soltanto due ruote e con
una impronta a terra limitata, i motori da moto necessitano di avere una
curva di coppia e di potenza ben diverse dai motori di FI. Esperimenti
per costruire motori estremi per moto con parametri geometrici vicini
a quelli della Formula 1, sono stati fatti in passato ma con scarsi risultati,
non tanto per il valore massimo di potenza ottenibile, quanto per una
curva di potenza difficilmente utilizzabile per una motocicletta.
Mi sembra doveroso, per concludere, esprimere un’esortazione che
apparentemente prescinde dalle problematiche meramente tecniche ed auspica
un ampliamento della partecipazione al Campionato GP con l’introduzione
di un regolamento che renda accessibile il coinvolgimento anche delle
aziende minori…
(10/7/2006)
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