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DOVE SI PARLA DI ROSSI, DEL SUO FUTURO A QUATTRO RUOTE E DI UN IPOTETICO 2006 A CAVALLO DI DUE SPONDE
La parola “accontentarsi” non fa parte del vocabolario di Valentino Rossi. Ecco così che all’indomani del suo secondo test nell’abitacolo della Ferrari, ne segue un terzo. Se due coincidenze fanno un indizio, come diceva l’ispettore Poirot, tre possono senza dubbio considerarsi una prova: il Fenomeno prepara lo sbarco in F.1, Non nel 2006 – il contratto con la Yamaha è già firmato – ma sicuramente nel 2007, anno in cui, guarda caso, scadrà sia il contratto di Michael Schumacher che dell’ultimo arrivato, Massa.
Le prove di Rossi, dunque, proseguiranno in questo 2005 incredibilmente facile per lui, a livello di mondiale, per intensificarsi, magari, l’anno prossimo, in vista del gran balzo.

Come Surtees, come Hailwood, come fece anche, senza troppa fortuna, Giacomo Agostini, e chissà mai che Vale, come Bill Ivy, od altri grandi campioni del passato, a partire da Nuvolari, non decida che si può tentare di saltabeccare fra le due ruote o le quattro.
E’ vero: oggi i calendari non sono più quelli di una volta, e con 17 GP da una parte e 19 dall’altra c’è poco da star allegri, ma Rossi potrebbe intanto iniziare ad assaggiare le monoposto su qualcuna delle sue piste preferite. Ultimo, con certi fenomeni con la effe minuscola che occupano la griglia di partenza solo per meriti…finanziari, non arriverebbe di certo.
Ed a proposito di finanza, cioè di denaro: il 2006 servirà anche a “pulire” Valentino Rossi – se la rinuncia a vestire i colori della Gauloises è cosa fatta e parte integrante del suo accordo con la Yamaha – degli ultimi residui di blu Gauloises che potrebbero essergli rimasti addosso, per consegnarlo finalmente nella mani della Marlboro che, alla scadenza del 2006, già avvenuta, potrebbe contentarsi del solo colore rosso sulle macchine di Maranello.

Un bel film, non c’è che dire. Solo due fotogrammi, per così dire, non ci convincono.
Il primo raffigura la Yamaha, sempre più legata mani e piedi al pesarese. Uomo che vince non si discute, si dirà. E lo dirà sicuramente Davide Brivio, il team manager della casa di Iwata che ha avuto il merito di tentarlo. In realtà, nonostante le continue professioni di simpatia di Vale alla Yamaha, è lui che fa e disfa, decide e vince. Grande dimostrazione di intelligenza, oltre ché di abilità agonistica, non c’è che dire. Ma che figura ci fa la Yamaha che, quando decideva lei, non prendeva pesce?
E’ vero, nell’anno del cinquantenario si porterà a casa il titolo mondiale piloti, quello marche e l’onorifico titolo a squadre. Ma l’ha vinto la casa dei diapason o l’ha vinto Valentino? Hum…qualche dubbio ce l’abbiamo.

Secondo fotogramma: Rossi gira e gira sulla Rossa di Maranello, ma non si decide a saltare la barricata. O perché l’ambiente non gli piace, o semplicemente perché tirar giù quegli ultimi secondi è dura per davvero. Oppure perché ne ha piene le tasche di girare in tondo. Lecitissimo, ma non intacca, in un certo senso, il lucido acciaio del genio della velocità?
Non siamo, da sempre, tifosi di chi vince perché vince. Molto più importante, per noi, è come si vince e perché si vince.
Per questo abbiamo amato Bill Ivy e Santiago Herrero, ed anche Carlos Lavado, piloti che pure non vinsero moltissimo. E Eddie Lawson, completamente permeato del morbo della velocità, tanto da essere costretto a correre anche ora. E non solo per partecipare, come tanti ex campioni solo di nome.

Del Valentino Rossi dell’ultimo anno ci è piaciuto – e molto – il non sapere accontentarsi. Lo vedevamo già a caccia del primato di Agostini. L’Everest dei record. Lui, da solo, sull’ottomila e senza ossigeno. Chissà mai se lo vedremo su quella parete.
Nel frattempo, se vi interessa – pare perché numeri ufficiali non sono stati resi noti – Vale nel suo terzo giorno di test ha girato in 58”45. Un secondo meno del suo tempo precedente, ma sempre lontano dal 55”999 di Schumacher. Due secondi e 46 pesanti, su di un circuito corto come quello di Fiorano. Sarà meglio che Vale guardi più lontano e la prossima volta vada a girare perlomeno al Mugello. Se Sachsenring è un parcheggio, la pista della Ferrari cos’è?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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