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UN INGENUO, TRE BOSS ED UNA MOTO
E' passata quasi sotto silenzio, a Welkom, l'esclusione della Harris-WCM dal motomondiale. Un peccato perché il "caso" si presta ad alcune considerazioni.
L'accusa - vera - portata al team, di aver utilizzato come motore non un prototipo bensì un propulsore Yamaha R1 elaborato, non ha tenuto conto del fatto che il team manager, l'ex giornalista Peter Clifford, non ha mai negato questa realtà (passando peraltro le verifiche tecniche del GP del Giappone!), spiegandola con le difficoltà di avere pronte in tempo le nuove fusioni del quattro cilindri frontemarcia, mostrate peraltro ora alla vigilia del GP di Spagna.
La FIM, la cui azione (pare) è stata mossa da una protesta della Octagon, fino alla scorsa settimana detentrice dei diritti del mondiale Superbike, non ha voluto sentire ragioni e così la Harris-WCM è stata esclusa su due piedi, senza nemmeno la possibilità di poter contare su di un appello sospensivo del provvedimento che le avrebbe dato la possibilità di gareggiare sub-judice in Sud Africa.
Sarebbe stata, questa possibilità, la giusta ricompensa per una piccola squadra che, al di fuori dei grossi giri, e senza alcuna copertura politica, negli ultimi anni, grazie alle capacità di Clifford, ha dato molto alla classe regina del motociclismo. Garry McCoy e John Hopkins, infatti, sono stati entrambi piloti scoperti da P.C., il quale va onorato anche per averli lasciati liberi, alla fine del 2002, nonostante avessero un contratto, allorché si rese conto che la stagione 2003, per la sua squadra, sarebbe stata tutta in salita, con il rischio di rovinar loro la carriera. Un comportamento sportivo che onora il motociclismo e che, secondo noi, da solo avrebbe dovuto essere sufficiente per far riservare al manager inglese un trattamento diverso e meno disonorevole.
Più giusto, infatti, sarebbe stato lasciare alla Harris-WCM la possibilità di correre (magari senza prendere punti), in modo da poter sviluppare il proprio mezzo, riconoscendo al team, se non altro, la buona fede. Un bene prezioso nello sport di oggi sempre più spesso soffocato da interessi economici.
Il fatto che il team non abbia agito dolosamente, sarebbe dovuto essere riconosciuto quantomeno come attenuante, anche perché così facendo la FIM avrebbe nel contempo coperto il pessimo lavoro dei suoi commissari tecnici che a Suzuka, esaminando la moto, non si sono accorti che utilizzava un motore Yamaha R1. Alla faccia della competenza!
E' andata, purtroppo, diversamente, ma poiché ogni fatto ha un suo lato positivo, ci ha fatto piacere scoprire, all'indomani dell'esclusione, che qualche bontempone anglosassone ha approfittato dell'incidente per far satira.
Sotto il nickname "Woodenspoon" (cucchiaio di legno, un riferimento rugbistico alla squadra che perde tutti gli incontri?) è stata infatti inviata una mail a pressoché tutti i membri della comunità a due ruote, con un divertente, ancorché irriverente, fumetto nel quale Carmelo Ezpeleta, boss della Dorna, diventa Don Karma, Maurizio Flammini, capo della SBK, "Flim Flam" Meannie e l'avvocato Francesco Zerbi, presidente della FIM, Captain Franco. Tre mafiosi che, mitra alla mano, risolvono le loro divergenze di opinione.
Peccato che, vittima del "fuoco amico", sia rimasto il team Harris-WCM, colpevole sì, ma principalmente di ingenuità.
Il dialogo, inventato, tra "Flim Flam" e "Floggy" (Carl Fogarty) - argomento: uno specchio magico capace di trasformare 5 Petronas in 75 moto -, godibilissimo nel suo slang che imita la pronuncia italiana, che chiude il siparietto, è un autentico pezzo di bravura ed il cui autore, ahinoi, rimarrà ignoto.

5/5/2003

 

 

 

 

 

 

 

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