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DOVE KENNY ROBERTS SENIOR PARLA DELLA FAMIGLIA, DEI FIGLI, DELLE CORSE E DI UN CANE BLU CHE APPARE NEI SUOI DIPINTI AD OLIO
"Non mi interessa così tanto mettermi in competizione con gli altri, quanto, in realtà, competere con me stesso. Un vero campione, secondo me, non deve solo vincere. Piuttosto è importante che vinca a suo modo. Per questo una grande corsa, una gara con la "G" maiuscola, è quella che nessun altro avrebbe vinto mai".
Per chi non lo avesse riconosciuto, a parlare così è Kenny Roberts senior, l'uomo che per un decennio ho avuto molti soprannomi, dal "Canarino" (ricordate la sua tuta gialla e nera?) al "Marziano", passando per quello che gli piace di più: "King Kenny".
Un uomo molto diverso, ora, di quanto fosse nel triennio '78-'80. tanto diverso da mettersi di fronte all'obiettivo del fotografo Gerard Rancinan, un artista capace di tirarti fuori l'anima. Anche se non è poi quella che avresti immaginato di avere.

Dopo aver vinto molto, se non tutto, ma sopratutto importato una stile, in corsa e fuori, Kenny nel 1996, dopo un'esperienza vincente come team manager decise di abbandonare la Yamaha per fondare la propria squadra, costruendo e mettendo in pista dapprima una tre cilindri 500 due tempi e quest'anno una cinque cilindri quattro tempi.
Da pilota a costruttore, niente male per l'oggi 52enne Roberts che è passato da una vita da sportivo (niente alcool né tabacco, solo Venere), a quella di un perfetto edonista: buoni sigari, ottimo vino e pietanze cucinate personalmente, ovviamente quando non è a giocare a golf da qualche parte, fra gli States e la Spagna, a pescare nel Montana o...in sella a qualche motocicletta nel deserto del Mojave in California, per perdersi, e poi ritrovarsi in uno di quei dipinti ad olio che rappresenta la sua ultima passione.
"Mia madre - ricorda Kenny Roberts - era una donna supersportiva, mio padre, invece, molto calmo. credo di aver ereditato tratti del carattere da entrambi. A tredici anni ricevetti la mia prima moto, e da allora capii che, là, sopra, non mi piaceva essere battuto. Da nessuno".
Gareggiò, KR, sino all'età di 31 anni.
"Mi ero sposato a 21 - ricorda - ma il matrimonio non sopravvisse al mio primo titolo, nel '78. Mia moglie non sopportava le continue assenze, ma la vita del pilota è nel paddock, che diventa come una famiglia allargata. Rimpianti? Non ne ho. Io, al massimo, posso controllare la mia vita".
Due figli sono nati da quell'unione, Kenny junior e Kurtis. Entrambi saranno al via del motomondiale, il prossimo anno.
"Fosse stato per me, avrei preferito giocassero a tennis od a golf. Il motociclismo è uno sport pericoloso, e poi è duro correre con il nome Roberts sulle spalle. Comunque sono liberi di fare ciò che vogliono. personalmente non interferisco. Non do nemmeno consigli, se non sono richiesti e ciò vale anche per i piloti della mia squadra. La vita, comunque, non è fatta di domande e risposte, non è bianca o nera, è molto più complessa: è come guidare una moto, è questione di equilibrismo, di bilanciamento, di scelte solo apparentemente simili".
E' un uomo complesso, Roberts senior. Per questo, per lui, la tecnologia è un mezzo per arrivare ad un fine.
"Potrò dire che ho percorso la mia strada quando avrò vinto con una delle mie moto. E ci riuscirò quando riuscirò, riusciremo, a trovare il bilanciamento perfetto fra ciò che ci può dare la tecnologia e l'esperienza, perché un pilota deve conoscere il carattere di chi ha davanti e di chi ha dietro, in corsa. Deve sapere il livello di aggressività e di intimidazione di cui è capace un collega, se vuole batterlo...e la tecnologia non potrà mai darti questo tipo di conoscenza...".
Diventa quasi surreale, il discorso di Kenny, quando con lui si approfondiscono certi temi mai esplorati ai bordi di una pista. Surreale come il cane blu che è diventato l'elemento ricorrente di alcuni suoi dipinti.
"Adesso ho molto tempo libero e dipingere mi aiuta ad estraniarmi dalla realtà - confessa KR - per un po' sono stato molto realista, adesso però avverto il bisogno di staccarmi da ciò che esiste. Voglio esplorare la mia immaginazione e catturare ciò che è vago, inesistente, che è solo una sensazione nella mia mente. Voglio avere di fronte qualcosa che mi metta in pericolo e mi spinga a migliorare...".
Kenny Roberts 2. La rinascita.

10/12/2003

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