Rossi, il nove...Vale
dieci
Al
semaforo non sbaglia Tamada, seguito da Biaggi, Gibernau che scatta bene
dalla seconda fila, Bayliss, Hayden e Rossi, che perde qualche posizione.
Immediatamente dietro ci sono Nakano, Checa, Edwards, Hopkins, Abe, Capirossi
e Melandri.
Immediatamente Biaggi e Gibernau si danno battaglia, Sete passa in seconda
posizione, Max resiste, ma poi sbagliano ambedue perdendo due posizioni,
così al terzo giro Tamada passa davanti al traguardo inseguito
da Rossi, Hayden, quindi lo spagnolo e il romano.
Al quinto giro, Tamada, Rossi e Hayden hanno preso un piccolo vantaggio,
due secondi, davanti a Biaggi che ha ripassato Gibernau. Nel frattempo
Valentino infila Tamada. Per un giro il giapponese lascia stare, poi ripassa
al comando mentre, al settimo passaggio, Checa infila una via di fuga
finendo nella sabbia.
Intanto Biaggi continua a rosicchiare decimi agli avversari ed all’ottavo
giri è incollato al terzetto.
Al decimo giro c’è la seconda caduta, quella di Rubens Xaus,
a cui segue immediatamente dopo la terza, quella di Marco Melandri.
Al quattordicesimo giro, nel frattempo, Max Biaggi si è sbarazzato
di Hayden, insediandosi in terza posizione. Forse Rossi lo fiuta, perché
immediatamente dopo Vale supera Tamada.
A questo punto Rossi ci prova, forzando tantissimo nel giro successivo.
Sono quattro i decimi che rosicchia agli inseguitori, mentre Bayliss,
in quinta posizione, sta facendo i miracoli...ed oltre.
Un giro ancora, il 17esimo, e Valentino ha sette decimi su Tamada, seguito
da Biaggi, Hayden ed, ormai, Bayliss. Gibernau è sesto a quattro
secondi e mezzo, davanti a Barros.
Al 18° giro Tamada cede e scivola in quarta posizione, dietro a Biaggi
ed Hayden.
Pressato da Bayliss Hayden fa quasi un dritto in fondo al rettilineo e,
di colpo, si trova nuovamentre dietro a Tamada.
Spinge, l’americano, per cercare di recuperare: troppo. Finisce
in terra al 22° giro, facendo saltare in aria l’amico Michael
“Air” Jordan.
La corsa, comunque, non è ancora finita perché, alle spalle
di Rossi, Biaggi e Bayliss continuano a tirare come due ossessi. Valentino,
però, non molla un centimetro ed a due giri dalla fine il suo vantaggio
è ancora di poco superiore ad un secondo e mezzo. Un buon margine
di sicurezza per portare a casa la nona vittoria della stagione, anche
se il Corsaro, alle su spalle recupera mezzo secondo in un giro scendendo
ancora sotto l’1.34. Non basta. Vale sul traguardo si gira un attimo
per controllare com’è andata a finire. Glielo diciamo noi.
Come è iniziata a Welkom. Biaggi è secondo, l’eroico
Bayliss è sul podio (e il presidente della Ducati, Minoli, ai box
si domanda perché ha fatto il comunicato con il quale annuncia
l’ingaggio di Checa), quindi seguono Gibernau, tamada, Barros, Nakano,
Edwards. Capirossi è nono.
Pedrosa profeta in patria
Pronti via il mondiale finisce come era iniziato, per Manuel Poggiali:
con una caduta. Fuori l’ex iridato è Porto al comando, seguito
da Pedrosa, De Angelis, De Puniet, Elias, Aoyama e Battaini. neanche De
Angelis, però, è in giornata fortunata e finisce in terra
anche lui, così davanti al traguardo sfrecciano l’argentino
nella cui scia è incollato Pedrosa, Elias, già staccato
assieme ad Aoyama, quindi De Puniet e Battaini.
Il pilota della Honda, comunque, sulla pista di casa vuole vincere e sorpassa
l’avversario iniziando a forzare. Porto prova a replicare e per
un po’ la gara prosegue con i due rivali incollati, finché
il ritmo di Pedrosa inizia a fiaccare Porto che cede metro dopo metro
sinché, al 19° giro, perde il controllo della sua Aprilia e
finisce in terra.
A questo punto la corsa per Daniel Pedrosa diventa una formalità:
il distacco su Aoyama è superiore ai 14 secondi, così da
seguire c’è solo la lotta fra i giapponese ed Elias, alle
sue spalle. Quarto è De Puniet, quindi ci sono Battaini, Fonsi
Nieto, Davies e Roby Rolfo.
Elias attacca, supera Aoyama, ma va largo. Per due volte ripete la manovra
senza successo, quindi azzecca la traiettoria giusta, mette le ruote davanti
al rivale nipponico e questo, improvvisamente cede.
Sono quindi tre Honda ad occupare il podio, una tripletta che consegna
il mondiale marche della categoria alla casa giapponese.
Barbera regala all’Aprilia il mondiale marche
E’ finito, il mondiale della minima cilindrata, ma i ragazzi della
125 paiono non essersene accorti. Al via, infatti, si scatenano subito
Dovizioso, Barbera, Lorenzo, Borsoi e Stoner. Sulla pista di casa lo spagnolo
non accetta di stare dietro e si porta al comando al quarto passaggio,
con l’iridato in scia, ma non mollano neanche Lorenzo e Borsoi mentre
Stoner viene passato da Bautista. Intanto Mika Kallio, mentre cercava
di recuperare dalla 14esima posizione, assaggia l’asfalto. Sorte
che evita per un pelo Dovizioso, che perde e riacquista il controllo sella
sua Honda al sesto giro, incappando in un dritto che lo relega in dodicesima
posizione.
E’ la svolta della gara: mentre infatti Barberà approfitta
del piccolo vuoto alle sue spalle per sgangiarsi dagli inseguitori, Dovi
inizia la sua rimonta che al 12° si arresta alle spalle di Locatelli,
settimo dietro a Borsoi, Pablo Nieto, Bautista, Gadea e Lorenzo, che a
sua volta cerca di riagganciare il connazionale in testa alla corsa. Cerca.
Ci prova, osa troppo. L’attende una via di fuga che mette la parola
fine alla sua gara.
Nel frattempo Dovizioso ha guadagnato qualche posizione: a sei giri dalla
fine della gara è quarto, dietro a Barbera, Nieto e Gadea e davanti
a Bautista, Locatelli e Borsoi. Il passaggio successivo è in zona
podio e ad un giro dalla fine è secondo, davanti a Bautista, Nieto,
Gadea e Locatelli. Fosse possibile Dovizioso cercherebbe anche di attaccare
Barbera, ma il vantaggio dello spagnolo è di poco più di
un secondo. Troppo anche per il campione del mondo.
Ora il mondiale è veramente finito. La prestazione di Barbera porta
anche il quinto titolo mondiale costruttori ad Aprilia che comanda la
classifica con 329 punti, 28 più della Honda. |