mercoledì 27/10/2004
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L’assetto a Valencia

Famosa per avere una struttura che ricorda quella di uno stadio, la pista di Valencia è una delle più belle ed è caratterizzata da curve lente. Posizionato in un avvallamento relativamente piccolo proprio di fianco all’autostrada che unisce Madrid a Valencia, il circuito Ricardo Tormo è un susseguirsi apparentemente infinito di curve strette unite da corti rettilinei. L’ampio semicerchio dell’ultima curva e l’entrata veloce della prima contrastano violentemente con un andamento che sarebbe altrimenti estremamente geometrico grazie alle chicane ed alle curve lente che lo compongono.

Più adatta alle classi minori, Valencia costituisce comunque un’incredibile sfida per i piloti della MotoGP in quanto richiede un intenso esercizio di concentrazione e preparazione; l’unico modo per non farsi trovare impreparati specialmente nelle condizioni di bagnato che sono frequenti in queste zone alla fine del mese di ottobre.

Il susseguirsi di frenate e ripartente richiedono una regolazione delle sospensioni che garantisca il corretto bilanciamento tra un trasferimento dei carichi che ottimizzi il rendimento della moto, ossia che aiuti alternativamente il grip anteriore o quello posteriore, e una rigidità delle molle e in compressione sufficiente a prevenire oscillazioni della moto all’apertura ed alla chiusura della manopola del gas. Sul circuito di Valencia l’avantreno della moto è sottoposto a sollecitazioni in cui è necessario molto grip anteriore, anche se per brevi periodi, in particolare in quelle curve in cui e necessario inserirsi con i freni tirati. E’ quindi necessario che il bilanciamento tra agilità e stabilità favorisca la maneggevolezza. Tuttavia, la moto necessità un’aderenza che le permetta di non perdere velocità nella penultima curva veloce, che si trova su uno scollinamento né subire dei saltellamenti durante le staccate violente a 300km/h.

A Valencia l’erogazione deve essere istantanea, ma lineare, proprio perché la sua natura a stop-and-go richiede una combinazione di aperture molto controllate all’uscita delle curve lente e chiusure pulite e nette nelle entrate. Le molte zone da percorrere con marce basse aumentano il rischio di venir disarcionati dalla moto – buona parte di un intero giro è infatti da fare in seconda e c’è un susseguirsi di ben tre curve da percorre in prima. Tuttavia, la maggior parte delle cadute avvengono all’entrata di curve in discesa dove è facile perdere l’avantreno.

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