L'assetto a Jerez
Jerez ha la reputazione di circuito difficile. Questo è
il risultato del disegno del tracciato - 4423 metri - che presenta numerosi
punti in cui si frena veramente forte ed una incredibile varietà
di curve, con frequenti cambi di angolazione dell'asfalto. Da ciò
che precede si evince quanto importante sia la messa a punto delle caratteristiche
della ciclistica, con particolare riferimento al bilanciamento, soprattutto
nella delicata fase della frenata. Per questa ragione la ricerca della
stabilità è un obbligo, visto, inoltre, che nei punti
di decelerazione l'asfalto è irregolare ed è quindi necessario
avere un avantreno particolarmente affidabile, in modo da potersi concentrare
sulla guida e poter "attaccare" il tracciato.
Questo è il motivo per il quale la messa a punto della forcella
è fondamentale: da un lato, infatti, deve assorbire le brusche
decelerazioni sotto l'impulso delle violente frenate; dall'altro deve
comunque essere in grado di assorbire le irregolarità dell'asfalto
nella fase finale della compressione, in modo da non scaricare sul pneumatico
tutto il lavoro.
La prima difficoltà, dunque, è bilanciare una forcella
che sarà necessariamente dura per evitare una brusca variazione
di carico in frenata, ma nel contempo in grado di lavorare sulle ondulazioni
dell'asfalto. Un obiettivo che si ottiene bilanciando finemente il carico
della molla con quello del freno dell'ammortizzatore.
Anche il ritorno della sospensione, a Jerez, necessita di grande attenzione.
Il cosiddetto "rebound", infatti, deve essere registrato in
modo da evitare il repentino riallungamento della forcella che, nella
fase di rilascio e fine della frenata, porterebbe ad un deciso sottosterzo
allorché l'azione del pilota sul gas inevitabilmente comporta
un trasferimento di carico sul retrotreno.
Questi aggiustamenti fini, assieme ad un controllo dell'altezza della
sospensione posteriore, sono necessari anche per mantenere la stabilità
della ruota posteriore, importante per raggiungere un buon controllo
della moto in frenata.
In particolare si utilizza una molla rigida, per evitare che il mezzo
si sieda in accelerazione, con un settaggio della compressione dell'ammortizzatore
non eccessivo, in modo da lasciare al pilota ampia sensibilità.
Ovviamente la ricerca dell'assetto ottimale si estende anche alla messa
a punto del motore, al quale si richiede una risposta pronta ai regimi
intermedi, in modo da offrire una buona accelerazione fuori dalle curve
veloci, mentre si cura, contemporaneamente, la velocità massima,
importante nei due rettilinei principali.