L'atteso comunicato di ufficializzazione del ritiro da parte della Kawasaki, previsto per il 5 gennaio, non è arrivato. Delle due l'una: o la voce rimbalzata dall'Inghilterra su questa data era totalmente inventata, oppure la casa di Akashi, sotto la pressione della Dorna e dei rappresentanti dei due piloti, Hopkins e Melandri, ha preso tempo.

E' una ipotesi probabile, come è probabile che prima del l'8 gennaio sapremo poco o nulla. Mentre scriviamo, infatti, Carmelo Ezpeleta è in aereo, destinazione Giappone, dove prenderà parte assieme ai rappresentanti della MSMA ad un tavolo organizzato per fronteggiare la crisi economica della MotoGP della quale l'uscita della Kawasaki dal campionato è solo il dato più visibile.

UNA CRISI VECCHIA - La situazione attuale, infatti, si trascina da più di tre anni, fra problemi relativi alla mancanza di sponsor (la Dorna ha anche organizzato una riunione con i team per "insegnare" loro come trovare finanziatori.da quale pulpito.N.d.R.) e di un numero sufficiente di piloti sullo schieramento di partenza.

In questi tre anni il capo della Dorna, Carmelo Ezpeleta, ha mantenuto una facciata di buon umore esemplare: non deve esser stato facile non far trapelare il rumore delle porte sbattute sul naso ai suoi ripetuti tentativi di convincere Suzuki e Kawasaki a schierare più di due motociclette. Nonostante i buoni propositi, ribaditi ad ogni stagione, Ezpeleta non c'è mai riuscito e poiché tutto si può dire del boss della società iberica tranne che sia uno sprovveduto, evidentemente ha dovuto far buon viso a cattivo gioco.

DICHIARAZIONI INOPPORTUNE - Ciò che precede, però, non lo assolve dal reato di cattiva gestione della MotoGP. Inutile, infatti, che ora spacci per lungimiranza - come ha fatto recentemente in una intervista al settimanale Motosprint apparsa senza firma sul numero in edicola - la decisione relativa al monogomma.

"E adesso più di prima si può comprendere che in tutta la storia del monogomma io avevo un obiettivo ben chiaro: la riduzione delle spese", spiega l'amministratore delegato spagnolo.

E no, signor Ezpeleta: la decisione del monogomma è figlia della voglia di riportare in alto lo show, i duelli testa a testa, drasticamente diminuiti nelle ultime due stagioni. Al contrario la presenza contemporanea di due gommisti come Bridgestone e Michelin andava gestita per assicurare maggiori entrate economiche alle squadre. Anche se è vero che la Casa di Clermont Ferrand sotto questo punto di vista non ha mostrato una politica ben chiara.

OTTIMISMO FORZATO - Non è poi condivisibile è l'affermazione di Ezpeleta: "Preoccupato? No, perché come ho detto ho pensato molto a tutto quanto e mi sento in grado di reggere il colpo. Se nel 2009 e 2010 riusciremo a mantenere lo spettacolo che fino ad ora ha fornito la MotoGP, noi tutti ne usciremo rafforzati".

Caro Ezpeleta, innanzitutto se non siamo preoccupati oggi, in quale altra occasione dovremmo esserlo? Secondariamente il ragionamento, ammirabile per ottimismo, ha la sua bomba a tempo addirittura dichiarata in quel "se nel 2009 e 2010 riusciremo a.". Un vero ottimista lo avrebbe dovuto dare per scontato.

PATTI NON RISPETTATI - Comunque sia la crisi è qui e va finalmente affrontata. Impegno difficile visto che la defezione della Kawasaki, che ha un impegno con la Dorna per correre sino a tutto il 2011, dimostra che i giapponesi se ne fregano degli accordi firmati. E se il "pacta sunt servanda" è una bella formula è altresì innegabile che diventa difficile da far rispettare quando la nave imbarca acqua e le pompe di sentina sono al massimo.

Già le "pompe": non è un mistero che da anni sia la Dorna lo sponsor principale dei team Satellite. E' lei che elargisce bonus di entità non precisata alle squadre in difficoltà. Visti come premi in realtà queste elargizioni dovrebbero essere ricomprese in una ridistribuzione di utili, qualora la MotoGP fosse gestita da un orga