Kenny Roberts, tre volte campione del mondo, attualmente proprietario della squadra che schiera il figlio, l'iridato Kenny junior, nella MotoGP con un prototipo motorizzato Honda, potrebbe non correre tutto il mondiale. Il problema sono i fondi, attualmente insufficienti per garantire lo sviluppo della Honda-KR.
"Io non sono una banca. Al momento le cose non girano bene, potrebbero cambiare stanotte, ma attualmente dal budget manca ancora troppo denaro - ha spiegato KR a Superbikeplanet.com - Abbiamo fatto egualmente i test del Qatar, saremo a Jerez, ma lì prenderemo una decisione.ci manca, diciamo, un 20%, un problema che potrebbe essere superato tagliando qui e lì, facendo meno telai e meno sviluppo, ma ciò è una cosa che non voglio fare. E' il momento di alzare un po' l'asticella degli sponsor. Una partita dura, ma che va giocata".
Il fatto è che, al momento, non la sta giocando nessuno. Nelle condizioni di Roberts, infatti, c'è anche il team Honda-LCR, la Yamaha-Tech 3, il team Gresini e molte altre squadre Satelliti, inclusa la Ilmor, che era partita credendo (sperando) di trovare finanziamenti per il suo progetto che non ha invece mai trovato.
"La MotoGP (commercialmente parlando n.d.r) non è mai andata bene - ha continuato a spiegare Kenny Roberts. L'audience in TV continua ad aumentare, ma anche i costi e purtroppo, nonostante una indagine dica che le nostre squadre vangono 14 milioni di dollari, nessuno riesce a vendere sponsorizzazioni a queste cifre. Noi dobbiamo arrivare dove è la F.1, un campionato in cui dietro ai team ci sono grossi investitori che non sono lì solo per cercare denaro".
L'esempio portato avanti da King Kenny è la Red Bull, che è pesantemente coinvolta in F.1 con due squadre, ma è solo apparentemente presente in MotoGP, e precisamente come sponsor personale di alcuni piloti.
"Sicuramente spendono bei soldi, ma NON sono in MotoGP - osserva argutamente Roberts - comunque, ovviamente, sono affari loro. Ho incontrato due o tre volte il proprietario della Red Bull, mi sembra un tipo forte, ma non abbiamo combinato niente".
Kenny, poi, si è lasciato andare ad alcune considerazioni relative ad una equazione energy drinks=compagnie di tabacco, immaginando che siano queste a prendere il posto di quelli che sono stati i maggiori investitori nel motorismo degli ultimi 40 anni.
In realtà si tratta, piuttosto di un sogno e ci sentiamo, piuttosto, di sposare l'idea che la colpa - o parte della colpa - della attuale situazione conomica della MotoGp sia delle industrie giapponesi, che si preoccupano di costruire e vendere motociclette (cosa nella quale riescono perfettamente) ma poco o niente del tutto nel promuovere, anche economicamente, grazie ad accordi, il nostro sport.
Un esempio? Il modo con cui sono organizzate le squadre ufficiali giapponesi dal punto di vista della promozione e del marketing. La Honda - ehi, la Honda! - fa il minimo indispensabile. La Yamaha si da da fare soprattutto con il suo staff europeo, la Suzuki si è venduta per un piatto di lenticchie, la Kawasaki non è riuscita a vendersi. Al contrario la Ducati è bene organizzata. Ha uffici separati per le P.R., la stampa ed il marketing, ed infatti ogni anno, oltre al main sponsor, fa acquisti come la Sandisk, leader nel settore delle memorie per computer e machine fotografiche digitali. La Ducati, per vendersi, cura molto il marchio. Insomma, lavora. Ma tutti i team Satellite sono con l'acqua alla gola.
"Non c'è squadra che riesca onestamente a vendersi al giusto prezzo a questi livelli - è la conclusione di Roberts - e ciò è un assurdo perché dal punto di vista dello spettacolo il motociclismo non è mai stato così seguito".
Kenny Roberts è in Europa dal 1978, dall'anno, cioè, del suo primo titolo iridato con la Yamaha 500. Tre mondiali di seguito non l'hanno cambiato. E' rimasto puro e duro come era all'inizio. Un vero "racer". Ma anche un Americano che non capisce, non riesce a capire, come mai questo (bello) sp