l'intervista a Fausto Gresini- 26/06/2001
Gresini: il nostro Katoh è un marziano
di Eugenio Mosca
Fausto Gresini ha "svezzato" Loris Capirossi
direttamente in pista e poi, nel ruolo di team manager, ha contribuito
alla "rinascita" di Alex Barros e dello stesso pilota imolese
dopo la prima sfortunata parentesi in 500, quindi nessuno è più
indicato di lui per visitare il "pianeta" Daijiro Katoh, l'impenetrabile
pilota che la Honda gli ha affidato con un compito ben preciso
Dopo una partenza alla grande il vantaggio si è
assottigliato
"A mio modo di vedere non c'è mai stato un grosso vantaggio.
Direi piuttosto che all'inizio dell'anno gli altri hanno dormito e questo
ha determinato la grossa differenza vista finora. Certo, la Honda va
molto bene, ma non è che l'Aprilia fosse indietro di un secondo
e mezzo ed ora l'ha recuperato. A mio avviso il motivo è quello
che ho detto, ma adesso Harada è tornato fortissimo".
Quindi sarà una battaglia tutta giapponese?
"Nella 250 attuale sono solo due i piloti veramente forti: Katoh
e Harada. Non è calata la competitività della categoria,
ed i tempi sul giro lo dimostrano, ma certamente il numero dei piloti
potenzialmente vincenti. Katoh è cresciuto moltissimo rispetto
all'anno scorso, come testimoniano le cinque vittorie su sei gare. Purtroppo,
una gara disastrosa (il Mugello ndr.) ci ha rovinato la media, ma con
questi risultati è davvero poco avere solamente 10 punti di vantaggio.
Anche perché finora Daijiro ha dimostrato una netta superiorità:
fino a prova contraria restiamo la squadra da battere, con il pilota
e la moto da battere".
In quali percentuali?
"Abbiamo una moto molto affidabile, che è nata l'anno scorso
con una buona base ed è stata sviluppata ottimamente. Una moto
che ormai il team conosce a meraviglia. E poi, Katoh è un campione:
non dimentichiamo che è solamente alla sua seconda stagione nel
mondiale, eppure sta dando una dimostrazione di maturità e competitività
notevoli. Sembra non subisca nessun tipo di pressione e questo contribuisce
a tranquillizzare anche la squadra".
Forse il fatto che spiaccichi poche parole all'infuori del giapponese
contribuisce a mantenere questo distacco?
"Questo è quello che si dice, ma con noi parla, si fa capire.
L'anno scorso effettivamente era un po' chiuso a riccio e quindi era
più difficile comunicare con lui, mentre quest'anno con un po'
di Italiano, qualche parola di inglese e di giapponese le cose sono
migliorate. Magari ci vogliono cinque minuti in più per capirci,
ma ci riusciamo. Il migliore esempio credo sia rappresentato da Fabrizio
Cecchini, il nostro capotecnico, che non parla né inglese né
giapponese ma si capisce benissimo. E le cose funzionano".
Quindi potrebbe essere un atteggiamento voluto per restarsene tranquillo?
"No, semplicemente è il suo carattere. Lui è così.
E' un ragazzo freddo, quasi un robot che viene da un altro pianeta.
E questo gli dà una forza incredibile. A Barcellona, ad esempio,
aveva rischiato di essere colpito da un cartellone pubblicitario volato
via per una tromba d'aria, ma durante l'interruzione delle prove si
è addirittura addormentato. E appena rientrato in pista, al secondo
giro aveva già ottenuto il suo miglior tempo. Insomma, è
uno concreto, che non bada tanto alla forma quanto alla sostanza".
Lo scorso anno, in questo periodo, aveva subìto una flessione
che, col senno di poi, gli ha forse precluso la possibilità di
vincere il titolo; potrebbe ripetersi questa situazione?
"Per lui la scorsa stagione è stata difficile, per diversi
motivi: per la prima volta si trovava fuori dal Giappone ed essendo
inizialmente un po' chiuso ha fatto un po' di fatica, anche se con noi
ha legato subito. E poi è stato molto impegnato a fare la spola
tra Europa e Giappone per i test e la Otto Ore di Suzuka, mentre quest'anno
i tecnici della Honda gli eviteranno almeno un paio di test. Quindi
dovrebbe essere meglio".
Anche perché si prevede una lotta serrata
"Stando agli attuali valori in campo è facile ipotizzare
gare tirate fino all'ultimo, dove può succedere di tutto. Dalla
sua c'è che la capacità di rimanere sempre molto freddo.
Sotto questo aspetto è un autentico fenomeno. Prendiamo Barcellona
ad esempio: eravamo convinti avesse sbagliato tattica, "tirandosi"
per tutta la gara un marpione come Harada e permettendogli così
di studiare un possibile punto dove tentare un attacco nelle fasi finali,
ma in realtà negli ultimi tre giri ha spinto al massimo e chiudendo
tutte le porte non ha lasciato la minima possibilità al pilota
dell'Aprilia. Nella volata finale Daijiro è veramente un osso
durissimo per chiunque. Certo, da qui in avanti saranno gare difficilissime,
ma le cinque vittorie su sei gare conquistate finora dicono che se per
noi sarà dura per gli altri lo sarà un po' di più".
Già dalle due prossime prove di Assen e Donington?
"Sono entrambe piste che dovrebbero adattarsi bene alla nostra
moto, che dispone di una buona accelerazione. Assen, poi, è una
pista che valorizza chi va forte e quindi credo che Katoh dovrebbe esprimersi
bene, soprattutto con un anno di esperienza in più. Noi ci aspettiamo
molto dalle prossime due gare".
La Honda ha preparato qualcosa di particolare per cercare di ristabilire
le distanze?
"E' uno scontro tra due case, quindi sia Honda sia Aprilia non
si fermano mai sperimentando sempre particolari nuovi".
Si dà ormai per certo il passaggio, nella prossima stagione,
di Katoh nella categoria superiore; sarà una promozione in blocco?
"E' ancora presto per parlarne. Ora vogliamo tutti restare concentrati
su quello che è il nostro obbiettivo nel 2001".
Provate ad indovinare quale