l'assetto - 3/4/2002
MotoGP set-up report - Suzuka
L'assetto a Suzuka
Per la prima a volta a Suzuka si scontreranno moto con motore a
due e quattro tempi, con diverse configurazioni, da tre a cinque cilindri.
Ciò comporterà, per ognuna di loro, problemi diversi dovuti
alla differente erogazione della potenza.
Se l'Aprilia RS3, infatti, con la sua tre cilindri in linea sembra attualmente
poter disporre di uno dei motori più potenti, conuna spiccata
propensione a girare in alto (si parla già di 15.800 giri), il
miglior compromesso potenza-erogazione sembra ancora saldamente nelle
mani della Honda RC211 V.
Per vincere a Suzuka, però, un ottimo motore, anche se aiuta,
non basta. Nella successione di esse veloci, nei lunghi curvoni in appoggio
e nelle due secche staccate della "spoon curve" e del rampino
che precede il rettilineo d'arrivo è messo a dura prova l'assetto
della moto.
Questo è il motivo per cui, per esempio, la Yamaha ha deciso
di far debuttare l'ultima evoluzione del suo Deltabox per l'M1 al fine
di migliorare l'agilità della sua GP1, uno dei punti deboli delle
nuove 4T che pesano circa 15 Kg in più delle vecchie 500. La
principale differenza di questo telaio e nella posizione del motore
al suo interno, studiata proprio per velocizzare la risposta della moto
alle manovre del pilota. Anche la posizione di guida è stato
oggetto di attenzioni e sembra che abbassandola si sia guadagnato molto
in termini di stabilità dell'avantreno.
La chiave dell'assetto a Suzuka, comunque, va ricercata nella quasi
totalità dei casi in un perfetto bilanciamento delle sospensioni.
Normalmente, grazie al fatto che esistono solo due frenate violente
si mantiene il più possibile soffice la forcella, cosa che migliora
l'ingresso in curva offrendo nel contempo al pilota una migliore sensibilità
sull'aderenza dell'avantreno, qui molto sollecitato. Al contrario è
normalmente auspicabile indurire leggermente la sospensione posteriore,
in modo da prevenire il suo schiacciamento in accelerazione, cosa che
alleggerirebbe troppo l'avantreno favorendo il sottosterzo all'uscita
delle numerose curve in accelerazione. Un giro veloce a Suzuka, infatti,
si ottiene il più delle volte grazie ad una guida ritmata e precisa,
più che ad una aggressiva e spezzata.
Dal punto di vista delle gomme Suzuka è un circuito ben noto
per la sua difficoltà: le curve in appoggio, infatti, sono molte
e la spalla dello pneumatico tende a surriscaldarsi. Ciò fa prevedere,
per quanto riguarda i piloti Michelin, l'uso delle nuove coperture da
16,5 pollici inizialmente sviluppate per la MotoGP che, grazie al nuovo
profilo, offrono una superficie d'appoggio maggiore.