Nel primo giorno di prove sul nuovo tracciato turco di Istanbul è
parso che in pista ci fossero due soli professionisti ed un unico campione:
Marco Melandri. Macio, infatti, ha girato sull’ennesima pista di
Hermann Tilke come se l’avesse disegnata lui, concedendo solo al
compagno di squadra, Sete Gibernau, l’onore delle armi, rappresentato
da quasi mezzo secondo di svantaggio. Agli altri, a tutti gli altri, invece,
il ravennate ha fatto fare la figura di “amatori”, a partire
da Nicky Hayden che ha siglato sì il terzo tempo, ma incassando
un distacco pesante: un secondo e 268 millesimi. E se Nakano davanti a
Rossi non fa storia, non c’è dubbio che il secondo e mezzo
rimediato da Rossi sia un argomento di riflessione.
“Siamo indietro con la messa a punto – speiga Rossi –
la moto non è stabile in frenata e non mi da sicurezza in piega.
La situazione, praticamente, è quella di Shanghai, e non a caso
visto che il circuito presenta molte similitudini con quello: troppe curve
lente e staccate aggressive”.
“Il segreto è stato entrare in pista con una moto già
abbastanza a punto – ha detto Melandri – una cosa che mi ha
dato grande confidenza. Non ho commesso l’errore fatto a Laguna
Seca, quando ho rifiutato la novità della pista americana”.
C’è della verità nelle parole di Marco, ma è
indubbio che parte del merito della sua straordinaria giornata vada anche
al suo capomeccanico, Fabrizio Cecchini, a cui sono bastati un paio di
giri del tracciato in macchina per capire quale assetto dovesse essere
dato alla RC211V.
E gli altri? Beh, c’è poco da dire. Checa ha fatto delle
buone prove, Edwards è scivolato al mattino ed ha anche fragorosamente
rotto un motore, Elias è stabilmente in crescita ora che è
seguito con più attenzione dalla Michelin , Hopkins ha portato
in pista, come già in Australia una nuova versione della Suzuki
con presa d’aria e scarichi diversi, mentre Biaggi, alla partenza
della sua 200esima gara consecutiva è stato stranamente soddisfatto…di
aver preso quasi due secondi.
Fra quelli che ci hanno provato, ma senza costrutto. Tutti gli altri,
ma la palma spetta a Rubens Xaus che è caduto causando anche l’interruzione
delle prove a causa della terra portata in pista.
Porto, l’erede di Pedrosa è in forma
Quando Pedrosa, all’indomani del suo terzo titolo, diceva che il
miglior pilota della 250 è Sebastian Porto non scherzava. L’argentino,
infati, è stato il più veloce in pista davanti a De Angelis,
ansioso di riscattare la gara interrotta non per sua colpa in Australia
dalla caduta di Stoner che, guarda caso, si è ripetuto ieri, chiudendo
la giornata con il terzo tempo. Con Dani tranquillo con il settimo tempo,
la prima Honda in prima fila provvisoria è stata quella di Dovizioso,
davanti ad Aoyama (in odore di KTM assieme a Poggiali) che ha preceduto
il suo caposquadra. Afono come sempre, invece, De Puniet, che non fa vedere
nessun volo pindarico nemmeno all’indomani del suo passaggio in
MotoGP e si contenta dell’ottavo tempo davanti al bravo Locatelli,
che sta finendo la stagione in bellezza.
Attardato, invece, è Simone Corsi, che pensa troppo al suo ritorno
in 125 ed è solo 13esimo.
Una nota di colore la offrono i cinesi Li e Wang che qualificano (per
il momento) le loro due Aprilia.
Kallio parte in quarta
Nella 125 non si discute: la migliore moto è la KTM ad iniezione
che, con Kallio alla guida, conquista la pole provvisoria davanti alla
Aprilia di Faubel, alla Honda di Koyama ed alla seconda KTM, quella del
“traditore” Gabor Talmacsi, la cui sorte all’interno
del team austriaco è ancora tutta da chiarire.
Appena fuori dalla prima fila, con il quinto tempo, Luthi guida veloce
e preciso, davanti a Lai e Simoncelli, mentre Pasini è per il momento
solo 10°.
Sul fronte delle novità c’è da notare il debutto dello
spagnolo Daniel Saez al posto dell’appiedato Hernandez sull’Aprilia
del team Totti (penultimo tempo). Hernandez a sua volta sale sulla Honda
del team Angaia (quart’ultimo tempo), al posto di Kuzuhara, mentre
la Malaguti divorzia dal campione europeo, Pirro per sposare Cluzel. Chi
è costui? Semplice, uno dei pilotini della neonata MotoGP Academy
che, per la cronaca per il momento non si qualifica. Ci possiamo scandalizzare
o meno di questo tafferuglio, ma qui parliamo di piloti con la valigia,
anzi,con la valigetta, visto che parliamo della 125. E quando il budget
di una squadra non si chiude, succedono cose come queste. Purtroppo. Il
rimedio del resto ci sarebbe ed è nelle mani della FIM: costringere
piloti e squadre a depositare i contratti (peraltro sarebbe utile anche
in MotoGP), ma la FIM, il cui presidente è un avvocato, da questo
orecchio non ci sente. Per il momento.