domenica 6/6/2004
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1° classificato MotoGP
V. Rossi
1° classificato 250
S. Porto
1° classificato 125
R. Locatelli
2° S. Gibernau
2° D.Pedrosa
2° C. Stoner
3° M. Biaggi
3° M. Poggiali
3° H. Barbera
Rossi, doppio trionfo
Ha vinto due Gran Premi in un giorno, Valentino Rossi, al Mugello. Un miracolo in sintonia, del resto, con il personaggio, visto che il GP d’Italia si è corso in due manche dopo che, quando mancavano appena cinque giri alla conclusione, il direttore di gara, su invito di Rossi che in quel momento era al comando, ha interrotto la sfida, causa un improvviso scroscio di pioggia, con Vale davanti e Gibernau, Biaggi, Barros, Melandri, Bayliss, Abe, Edwards, Xaus, Capirossi ed Hodgson nell’ordine.
Il risultato di questa decisione – secondo regolamento – è stata una seconda partenza per una mini sfida su cinque giri nella quale i migliori si sono schierati sulla linea di partenza con gomme slick.
Poiché, per la MotoGP, c’è sempre qualche divinità bizzarra che si annoia, subito dopo la seconda partenza uno scroscio di pioggia ha nuovamente bagnato la parte alta del circuito, rendendo la pista estremamente infida. Il risultato, più che un Gran Premio, è stata una gara di pattinaggio sul ghiaccio nella quale, nelle prime due tornate, si sono messi in mostra Bayliss e Xaus, non a caso entrambi abituati alla bagarre della Superbike. I due Ducatisti, però, si sono divertiti solo fintantoché Rossi non ha deciso di riprendere il comando delle operazione e Gibernau e Biaggi si sono svegliati andandogli dietro e chiudendo la fuga nell’esatto ordine della prima manche.
Da segnalare, la meravigliosa primissima parte della gara di Makoto Tamada, a lungo impegnato in un testa a testa con Rossi prima del ritiro, causato da una forte vibrazione sulla ruota posteriore. Un campanello d’allarme che probabilmente non ha avvertito Shinja Nakano che, al 13° giro, ha perso il controllo della sua Kawasaki in pieno rettilineo a 300 Kmh, probabilmente a causa dell’esplosione della gomma posteriore. Un pauroso incidente, fortunatamente conclusosi senza alcuna conseguenza. Un vero miracolo visto che Shinja si è fermato, dopo una scivolata in terra di 300 metri, a pochi centimetri dal muretto esterno. Per la cronaca, entrambi i giapponesi erano in gara con pneumatici Bridgestone. Un campanello d’allarme dopo incidenti simili, protagonisti ancora Tamada e poi Roberts, durante i test invernali di Sepang.

A Porto la vittoria, a de Puniet la beffa
Ha vinto meritatamente, Sebastian Porto, il GP d’Italia della 250. Il pilota argentino, spinto dall’entusiasmo dell’ex iridato latinoamericano Carlos Lavado ai box, ha controllato la gara, rintuzzando tutti gli assalti di Randy De Puniet, tranne l’ultimo: l’Aprilia del pilota francese, infatti, si è ammutolita nel bel mezzo della Bucine, la curva che precede il traguardo, infliggendoli così la peggiore delle beffe. Mentre infatti il rivale di tutta la gara prendeva la bandiera a scacchi, Randy si vedeva sfilare dapprima da Dani Pedrosa, sua ombra per due terzi di corsa e persino da Manuel Poggiali, chiudendo così la sfida in quarta posizione, sull’abbrivio, davanti a Nieto, Elias, Rolfo e De Angelis.

Locatelli, profeta in patria
Una passeggiata sull’Appennino toscano, è stata l’inizio del GP della 125. Complice il lungo rettilineo del Mugello si sono ritrovati addirittura in otto, nel gruppetto di testa: Barbera, Dovizioso, Nieto, Stoner, Jenkner, Pasini, Locatelli e Bautista.
Troppi per poter durare ed infatti ben presto rimanevano in cinque a giocarsela, Nieto, Locatelli, Dovizioso, Barbera e Stoner.
Due volte Locatelli provava la fuga e per due volte veniva riassorbito dal gruppo. Il più “caldo”, nel giro conclusivo, era Pablo Nieto che tentava il tutto per tutto alla Casanova. Troppa foga ed infatti lo spagnolo sbagliava l’ingresso andando largo e perdendo, così, la possibilità di salire sul podio. Ne approfittava a questo punto, Dovizioso, che si metteva in scia a Locatelli, sorpassandolo poi all’ingresso dell’ultima curva, la Bucine. Questa volta, però, la fortuna non lo assisteva. Il giovane pilota della Honda, due volte protagonista di una volata vincente nei confronti di Loca, perdeva aderenza con il posteriore ed era costretto ad allargare, aprendo così nuovamente la porta al rivale dell’Aprilia, mentre nello spiraglio si infilavano anche Stoner e Barbera. Dovizioso, dunque, finiva quarto, davanti a Giansanti, Nieto e Jenkner.

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