il fatto 19/10/2002
- pole position
McWilliams e la Bridgestone da pole
di Federica De Zottise
Ad una prima fila completamente composta da 500 due tempi non credeva
nessuno. Tranne, Jeremy McWilliams,
che nel dubbio ha tenuto aperto ed il risultato è stata la pole
position, con la sua tre cilindri Proton, davanti a tutti i mostri del
motomondiale. Un
risultato per il quale "Jezza" deve ringraziare, in egual
misura, il suo coraggio e la Bridgestone che gli ha fornito una incredibile
gomma da tempo. Che sia stato questo il motivo principale della prestazione
del giovane (38 anni!) pupillo di Kenny Roberts senior lo ha dimostrato
il suo compagno di squadra, Nobuatsu Aoki, che con la seconda KR3 ha
fatto il terzo tempo alle spalle dell'irresistibile Garry McCoy, con
la Yamaha 500 YZR gommata Dunlop. La prova del nove dell'importanza
degli pneumatici della casa giapponese l'ha poi data Jurgen Van Den
Goorbergh, che ha chiuso questa prima fila "over 32" con la
Honda NSR 500 del team di Erv Kanemoto.
Può partire da qui l'offensiva di Bridgestone e Dunlop contro
lo strapotere Michelin, ma la gara, purtroppo per i quattro comprimari
dovrebbe farla la seconda fila nella quale si sono insediati Barros,
Ukawa, Rossi e Biaggi.
Così come a Motegi e poi a Sepang è stato il pilota brasiliano
del team Pons il più costante, addirittura Valentino ha sfruttato
la sua scia per fare il tempo, mentre Biaggi ha issato faticosamente
la sua Yamaha M1 nell'ultimo posto disponibile soffiandolo a Loris Capirossi,
nono tempo.
Anche nell'ultimo turno il vento ha soffiato forte sul circuito di Phillip
Island, rendendo le prove estremamente difficili. E se Kato, con la
RC211V ha ammesso sinceramente di non riuscire a tenere la moto, incomprensibile
è apparso il penultimo tempo di Carlos Checa, mentre è
in forse la partecipazione di Norick Abe, autore di un brutto botto
con la M1 ad iniezione al mattino.
Nieto non si arrende
Ce la stà mettendo tutta, Fonsi Nieto, per tenere accesa la fiamma
della speranza di potersi giocare il titolo della 250 a Valencia. Per
potercela fare lo spagnolo dovrà arrivare comunque davanti a
Marco Melandri. Il primo passo l'ha compiuto nell'ultimo turno di prove
rintuzzando sino all'ultimo l'assalto della prima guida dell'Aprilia.
La differenza, fra i due, è minima, meno di due decimi di secondo,
ma è il messaggio che conta, anche perché quella australiana
è la nona pole stagionale dello spagnolo, che ha pochi rivali
nel giro veloce.
Sarà, dunque, una gara a due, quella di Phillip Island, anche
se è probabile che fra di loro possa inserirsi Toni Elias, quarto
e vittima di una caduta senza conseguenze, mentre ci sono dei dubbi
che Sebastien Porto, in prima fila è salito solo negli ultimi,
decisivi, minuti, mentre fuori dai giochi probabilmente saranno non
solo le Aprilia Kit, ma anche le Honda NSR il cui avantreno leggero
non è sembrato il massimo a Roberto Rolfo, nono tempo, per affrontare
la sfida.
Poggiali accetta la sfida
La situazione, per Manuel Poggiali, non è fra le più semplici:
a due Gran premi dalla conclusione del mondiale, con 20 punti di distacco,
non può più permettersi di essere battuto da Arnaud Vincent.
Un'altra sconfitta equivarrebbe a consegnare al rivale francese il titolo
iridato della 125. Ciò vuol dire arrivargli davanti a Phillip
Island, per poi giocarsi il tutto per tutto a Valencia. Un'impresa ardua,
il cui primo passo, per pilota di San Marino, è stato quello
di riuscire a scattare dalla pole. Al suo fianco, però, ci sarà
il francese che, superata la crisi dovuta ad una intossicazione ha subito
portato l'Aprilia in prima fila, con il secondo tempo. Alle sue spalle
ci sono altre sei moto di Noale, fra le quali quelle di De Angelis (3°
tempo), Cecchinello (5°), Sanna (7°) e Bianco (8°). Segno,
questo della competitività della casa veneta.
La seconda moto gemella di quella di Poggiali - la Derbi di Ui - è
invece in 14esima posizione.
"Io ce la metterò tutta, come sempre - ha detto Poggiali,
prima dell'ultima sfida - ma tecnicamente siamo indietro. Lo vado dicendo
da questa estate".