il fatto 18/05/2001
- primo giorno di prove
McCoy ed Abe spaventano Rossi
Piace a pochi la pista di Le Mans, ma fra questi pochi c'è
sicuramente Garry McCoy, che lo ha dimostrato centrando, con 1'39"366,
la pole provvisoria nel GP di Francia. Con il suo solito stile di guida
funambolico, infatti, il pilota australiano ha interpretato alla perfezione
il difficile tracciato stop-and-go, fatto di rettilinei seguiti da brusche
frenate e curve da prima, riuscendo fin dal primo giorno a girare su
un tempo che consentì a Max Biaggi l'anno passato di partire
dalla pole.
Il fatto
che "Gazza" sia andato forte con la Yamaha non sembra un fatto
episodico, perlomeno se si osserva che alle sue spalle, a meno di due
decimi, si è qualificato Norifumi Abe, il quale, comunque, è
sempre andato forte su questo circuito, ma non solo: ben sei Yamaha,
infatti, hanno occupato le prime due file, con Biaggi, Haga, Checa e
Nakano subito alle spalle della Honda di Valentino Rossi, terzo tempo,
e della Suzuki di Roberts.
I tempi, comunque, non dicono tutta la verità. Se infatti per
quanto riguarda Max la prestazione dipende da un nuovo assetto trovato
la scorsa settimana nei test del Mugello e che ha migliorato frenata
ed inserimento in curva, Rossi ha lamentato di non esser riuscito a
sfruttare completamente la gomma morbida da tempo montata alla fine
della sessione.
Un problema determinato dal fatto che, contrariamente al solito, la
copertura è durata appena due giri contro i soliti quattro, cosa
che ha impedito a Valentino di migliorare.
Se, però, Vale si è detto sicuro che nel turno decisivo
si dovrà scendere di un secondo per partire dal palo, ammettendo
implicitamente di ritenersi in grado di farlo, al contrario Roberts
è parso meno tranquillo ed ha lamentato nuovamente la scarsa
competitività della Suzuki rimasta, a suo dire, esattamente la
stessa moto dell'anno passato. Un problema simile ce l'ha - perché
corre veramente con una Honda versione 2000 - Loris Capirossi, 13°
tempo, apparentemente in crisi nera, come il suo compagno Alex Barros
del resto.
L'imolese, solitamente veloce in prova, non gradisce infatti i circuiti
come Le Mans, preferendo di gran lunga i tracciati veloci.
Un pensiero, questo, espresso alla vigilia anche da Marco Melandri,
il che non ha impedito però al pilota dell'Aprilia di fare, in
250, il vuoto alle sue spalle relegando il compagno di marca, Jeremy
McWilliams, a quasi otto decimi. Ciò che stupisce, però
è che il dominatore di questo inizio di campionato, Daijiro Katoh
- tre vittorie e tre pole fino ad oggi - abbia preso quasi un secondo.
Sarebbe un dramma se il giapponese, con la sua consueta flemma, non
avesse tranquillizzato il team dicendosi pronto a rimediare nel turno
definitivo, non appena cioè avrà risolto i problemi alla
forcella che l'hanno rallentato nella prima giornata. A farci credere
che dica la verità è la prestazione del suo compagno di
squadra, Alzamora, sesto tempo ad appena sette decimi dal caposquadra.
L'impressione, comunque, è che l'Aprilia, pure se su una pista
che sulla carta non dovrebbe favorirla, sia migliorata visto che anche
Harada, solitamente sempre poco impegnato in prova, ha centrato senza
difficoltà la prima fila.
Un po'attardato, invece, rispetto al suo standard, è rimasto
Roberto Locatelli, solo11°, addirittura alle spalle di Rolfo, comunque
in crescendo.
Se le prove della 500 e della 250 si sono svolte entrambe con l'asfalto
asciutto, al contrario il tempo si è divertito a mettere in difficoltà
i piloti della 125. Una pioggerellina sottile, infatti, ha bagnato la
pista durante la prima mezzora di prove ufficiali. Le condizioni climatiche
avverse, comunque, non hanno modificato i valori in campo. Qualche dubbio
c'è stato sul finire del turno, quando la pista ha iniziato ad
asciugarsi e sui monitor dei tempi hanno avuto qualche secondo di gloria
i primi ad uscire con gomme slick. Alla fine, come al solito, sono emersi
i soliti noti e se il vantaggio di Ui sul (quasi) compagno di squadra
Poggiali era di appena tre millesimi di secondo sino ad un minuto dalla
conclusione delle prove, in un ultimo, velocissimo, giro, il giapponese
ha ristabilito le distanze lasciando Manuel ad otto decimi. Un valore,
in ogni caso, che non rispecchia la reale differenza fra i due, ma solo
le condizioni dell'asfalto che migliorava di attimo in attimo.
Alle spalle della coppia Derbi-Gilera una sorpresa, però, è
stata trovare Gianluigi Scalvini con la Italjet, un risultato che, assieme
al sesto tempo di Stefano Perugini, conferma la rapida crescita della
creatura dell'ingegner Moeller. Alle spalle di Gigi ha completato la
prima fila il sempre aggressivo Lucio Cecchinello con l'Aprilia, mentre
la prima Honda, quella dello spagnolo Elias, si è dovuta accontentare
del quinto tempo.