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PRESENTAZIONE APRILIA RS CUBE - 22/3/2004
Presentazione Beggio, la passione e la ragione
Witteveen, l'innovazione nella tradizione Shane Byrne, il debutto del mago
Aprilia RS, la sfida al cubo

L'Aprilia riparte da tre
E' ripartita con coraggio, l'Aprilia, nella MotoGP. Archiviata l'esperienza con Edwards ed Haga, sarà una coppia della vecchia scuola anglosassone, quella formata da Jeremy McWilliams e Shane Byrne, a cercare fortuna per la RS Cube, cambiata ed evolutasi anch'essa, quest'anno in una bella livrea bianco-oro, nuovamente con i colori della MS.

Duecentotrentacinque particolari della RS3 sono mutati, rispetto alla precedente versione e Jan Witteveen, al fianco del presidente Ivano Beggio, conferma che non si è trattato di una operazione cosmetica.
"Abbiamo semplificato la gestione elettronica del motore, ma il ride-by-wire, l'acceleratore elettronico, c'è ancora e c'è, e rimarrà, la distribuzione pneumatica delle valvole. La potenza non è aumentata: fin dall'inizio dell'avventura è sempre stata più che sufficiente, ma ora è più gestibile. Anche il telaio si è evoluto, è cambiata la rigidità, il risultato è una moto che a Sepang, in certi punti del tracciato, da anche un secondo alla vecchia, quando a guidarla era Colin Edwards".
Passione. Se ne è respirata a pieni polmoni, all'acquario di Genova, sede della presentazione, anche perché ad introdurre gli ospiti è stato nientemeno che Candido Cannavò, ex direttore e padre storico della Gazzetta dello Sport. Un grande giornalista, ma soprattutto un grande uomo di sport.
"Ogni volta che parlo dell'avventura dell'Aprilia a Beggio vengono i lucciconi agli occhi - ha detto Cannavò - e mi ricordo sempre di uno sfrontato Max Biaggi che mi si presentò, all'inizio della sua carriera, dicendomi: non ho ancora vinto niente, ma vincerò. La storia dell'azienda di Beggio è anche la storia dei più grandi motociclisti italiani. Max, certo, ma poi anche Capirossi, Rossi, Melandri, Poggiali".
"Abbiamo vinto 22 titoli mondiali - gli ha fatto eco il presidente - vincere non è solo questione di denaro, ma anche di idee. Abbiamo fatto delle brutte figure, ma ne hanno fatte anche le industrie giapponesi. E' vero: per vincere il primo titolo iridato abbiamo speso un ventesimo di quello che spendiamo oggi…ma stiamo facendo esperienza in un settore, quello del 4 tempi, che non era il nostro. Arriveremo".
Anche i piloti ne sono convinti. Sia Jeremy che Shane, anzi diciamo, sia Jezza che Shakey, sono motociclisti veri. Campioni puri e duri come, nel passato, lo sono stati Phil Read e Bill Ivy.
"Chi fra di noi è l'uno e chi l'altro?" ha scherzato Byrne "beh, Jezza è più vecchio, Phil è lui".
Gli auguriamo, a 40 anni, di trovare finalmente la sua stagione.
"Lo sapete ragazzi, io nel progetto dell'Aprilia credo veramente", ha affermato McWilliams. E poiché Jezza parla poco, e mai a vanvera, bisogna credergli.

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