L'Aprilia riparte da tre
E' ripartita con coraggio, l'Aprilia, nella MotoGP. Archiviata
l'esperienza con Edwards ed Haga, sarà una coppia della vecchia
scuola anglosassone, quella formata da Jeremy McWilliams e Shane Byrne,
a cercare fortuna per la RS Cube, cambiata ed evolutasi anch'essa, quest'anno
in una bella livrea bianco-oro, nuovamente con i colori della MS.
Duecentotrentacinque particolari della RS3 sono mutati, rispetto alla
precedente versione e Jan Witteveen, al fianco del presidente Ivano
Beggio, conferma che non si è trattato di una operazione cosmetica.
"Abbiamo semplificato la gestione elettronica del motore, ma il
ride-by-wire, l'acceleratore elettronico, c'è ancora e c'è,
e rimarrà, la distribuzione pneumatica delle valvole. La potenza
non è aumentata: fin dall'inizio dell'avventura è sempre
stata più che sufficiente, ma ora è più gestibile.
Anche il telaio si è evoluto, è cambiata la rigidità,
il risultato è una moto che a Sepang, in certi punti del tracciato,
da anche un secondo alla vecchia, quando a guidarla era Colin Edwards".
Passione. Se ne è respirata a pieni polmoni, all'acquario di
Genova, sede della presentazione, anche perché ad introdurre
gli ospiti è stato nientemeno che Candido Cannavò, ex
direttore e padre storico della Gazzetta dello Sport. Un grande giornalista,
ma soprattutto un grande uomo di sport.
"Ogni volta che parlo dell'avventura dell'Aprilia a Beggio vengono
i lucciconi agli occhi - ha detto Cannavò - e mi ricordo sempre
di uno sfrontato Max Biaggi che mi si presentò, all'inizio della
sua carriera, dicendomi: non ho ancora vinto niente, ma vincerò.
La storia dell'azienda di Beggio è anche la storia dei più
grandi motociclisti italiani. Max, certo, ma poi anche Capirossi, Rossi,
Melandri, Poggiali".
"Abbiamo vinto 22 titoli mondiali - gli ha fatto eco il presidente
- vincere non è solo questione di denaro, ma anche di idee. Abbiamo
fatto delle brutte figure, ma ne hanno fatte anche le industrie giapponesi.
E' vero: per vincere il primo titolo iridato abbiamo speso un ventesimo
di quello che spendiamo oggi
ma stiamo facendo esperienza in un
settore, quello del 4 tempi, che non era il nostro. Arriveremo".
Anche i piloti ne sono convinti. Sia Jeremy che Shane, anzi diciamo,
sia Jezza che Shakey, sono motociclisti veri. Campioni puri e duri come,
nel passato, lo sono stati Phil Read e Bill Ivy.
"Chi fra di noi è l'uno e chi l'altro?" ha scherzato
Byrne "beh, Jezza è più vecchio, Phil è lui".
Gli auguriamo, a 40 anni, di trovare finalmente la sua stagione.
"Lo sapete ragazzi, io nel progetto dell'Aprilia credo veramente",
ha affermato McWilliams. E poiché Jezza parla poco, e mai a vanvera,
bisogna credergli.
indietro
|