APRILIA
500 Rsw-2 ... La
bella incompiuta
Raramente
un progetto è stato seguito con tanto amore dal suo ideatore di quello
della bicilindrica Aprilia che debuttò nella 500 a Jerez nel 1994 grazie
alla ferma volontà di Jan Witteveen, ingegnere responsabile dell'attività
corse della casa di Noale. Progetto giubilato alla fine di questo anno.
L'idea del tecnico olandese era quella di sfruttare la possibilità permessa
dal regolamento di scendere in pista nella 500 con una bicilindrica di
appena 105 Kg di peso. Dopo un esame delle prestazioni comparate della
250 e della 500, infatti, l'ingegnere si era reso conto che le moto di
media cilindrate, rispetto a quelle della classe regina, riuscivano a
"fare" le curve più rapidamente - avevano cioè un tempo di percorrenza
minore con una velocità media più elevata. Il ragionamento successivo
risultante era che se una 250 avesse avuto una accelerazione maggiore
ed una punta di velocità più elevata sul rettilineo (risultati ottenibili
con la maggiorazione della cilindrata) sarebbe stata in grado di competere
con le 500 "piene". Con
questo obiettivo bene in mente - creare una 250 più veloce delle 250,
non una 500 - Witteveen fece debuttare a Jerez nel 1994 Loris Reggiani,
terzo nel mondiale della quarto di litro dell'anno precedente, con una
bicilindrica di 410 cc di cilindrata che nella gara vinta dalla Honda
NSR V-4 di Mick Doohan si classificò in nona posizione. In quella occasione
la Rsw prese 45" dal vincitore, ma appena 7" dalla seconda delle due Cagiva
500 in gara, quella di Doug Chandler (John Kocinski portò la moto di Varese
sul podio, in terza posizione a 9" da Doohan). Il buon esordio convinse
l'Aprilia a proseguire, anche se il progetto - in quegli anni dominati
dai successi della casa di Noale in 250, con il primo titolo iridato di
Max Biaggi - non fu seguito probabilmente con il dovuto sostegno economico.
In quegli anni la moto, sostanzialmente una 250 maggiorata ai limiti permessi
dal progetto, era molto fragile, ma non fu per questo che non ebbe successo.
La pratica, infatti, si rivelò ben diversa dalla teoria: pur veloce in
curva la Rsw-2 410 si trovò di fronte tutta una serie di problemi inattesi:
dalla impossibilità di frenare più "sotto" alle curve (l'aderenza del
pneumatico anteriore, che nelle 500 è il medesimo della 250, evidentemente
non permette più di tanta decelerazione), alla incapacità di mettere a
frutto la (teorica) maggiore velocità in curva. Superata di slancio in
rettilineo, infatti, la bicilindrica di Noale, alle spalle delle più potenti
ma meno maneggevoli
quattro cilindri, si trovava poi impastoiata proprio nei punti dove avrebbe
dovuto sfruttare la sua agilità. Quando era davanti a loro, poi, la situazione
non mutava venendo immediatamente superata in accelerazione. Da questa
constatazione emerse la necessità di trovare maggiore potenza e, con il
senno del poi, il chiaro indizio che il progetto era destinato, purtroppo,
a fallire. La storia del motociclismo, del resto, era piena di 350 cc
(cilindrata che allora aveva un suo status) maggiorate che competevano
nella classe regina, dalle diffusissime Yamaha TD alle Aermacchi-Harley-Davidson
391, bicilindriche portate in gara addirittura in una versione con quattro
carburatori. Ma tant'è: obbligato a cercare più cavalli l'ingegner Jan
Witteveen iniziò la scalata della cilindrata: da 410 cc originari il motore
fu portato a 430, da 430 a 460 e lì rimase a lungo perché l'architettura
dei carter non consentiva di fare il salto alla cilindrata piena. Per
questo il progetto fu messo in naftalina per un anno - il 1998 - per riapparire
nel 1999, quando il motore, completamente ridisegnato , era ormai un 500
"pieno". La maggiore potenza, nel frattempo, aveva però creato tutta una
serie di problemi "da 500", ad iniziare dalle gomme - originariamente
Dunlop - che portarono, dopo un test quasi segreto effettuato a Sepang,
in Malesia, alla decisione di passare alle Michelin. Ormai, però, era
chiaro che la bicilindrica di Witteveen, salita sul podio con Romboni
ad Assen la prima volta nel 1997, era una moto da exploit, che per emergere
aveva bisogno di tutta una serie di combinazioni favorevoli, dalla pista
alle condizioni atmosferiche. Una limitazione troppo grande per una casa
vincente come quella italiana che, dopo aver trovato in Jeremy McWilliams
il miglior interprete del progetto (la vittoria sfiorata a Donington quest'anno
rimarrà nella storia del motociclismo), ha deciso di abbandonarlo, dando
l'arrivederci al 2002. L'anno del debutto della GP1 con motore quattro
tempi di un litro di cilindrata.
anno |
modello |
piloti |
note |
1994 |
Rsw-2 410 cc |
Loris Reggiani |
Esordio a metà stagione (Jerez, 9° posto) |
1995 |
Rsw-2 410 cc |
Loris Reggiani, Marcellino Lucchi (2 gare) |
- |
1996 |
Rsw-2 410-430 cc |
Doriano Romboni |
Evoluzione a 430 cc a fine stagione |
1997 |
Rsw-2 430-460 cc |
Doriano Romboni, Alessandro Gramigni (1 gara) |
Un podio:GP d'Olanda, Assen, terzo posto. Un test effettuato
con una versione di 480 cc (mai corso) |
1998 |
- |
- |
Una stagione di pausa per lo sviluppo |
1999 |
Rsw-2 500 |
Tetsuya Harada |
Due podi: GP di Francia, Paul Ricard e GP di Gran Bretagna, Donington,
3° posto |
2000 |
Rsw-2 500 |
Tetsuya Harada, Jeremy McWilliams |
Due podi: GP d'Italia, Mugello e GP di Gran Bretagna, Donington,
3° posto con McWilliams.Esordio a Brno (McWilliams) del motore ad
iniezione |
Le caratteristiche tecniche della Rsw-2 500 "serie
2000"
Motore: due tempi, bicilindrico a V di 90°, due alberi controrotanti,
raffreddamento a liquido, ammissione a due dischi rotanti, valvola Rave
sullo scarico a comando elettronico
Cilindrata: 498 cc
Rapporto di compressione: 14:1
Potenza max/giri: oltre 145 cv a 12.000 giri/min
Alimentazione: 2 carburatori Dell'Orto VHSD 42
Accensione: CDI digitale, con batteria
Cambio: estraibile a 6 rapporti
Frizione: multidisco a secco
Telaio: a doppia trave inclinata, in alluminio
Sospensioni: forcella Ohlins a steli rovesciati da 43 mm di diametro con
doppia regolazione idraulica. Forcellone in carbonio con bracci a disegno
differenziato. Sistema progressivo APS con ammoritizzatore regolabile
Freni: Brembo. Anteriore a doppio disco in carbonio da 273 mm di
diametro con pinze a 4 pistoncini a diametro differenziato. Posteriore
a disco singolo da 190 mm di diametro
Ruote: in lega di magnesio o carbonio, da 17" anteriore a posteriore
Dimensioni: peso 105 Kg; lunghezza 1970 mm +/- 30 mm; interasse
1345 mm. Avancorsa registrabile
Capacità serbatoio: 26 litri
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