La storia
del circuito
Il circuito di Valencia è costato 45 miliardi di lire
e non è un tracciato
tradizionale. Quando sono stati fatti i primi disegni, infatti,
i progettisti non hanno dovuto, com'è ovvio, solo tenere
a mente tutti i parametri indispensabili alla sicurezza, ma
anche quelli che prevedevano che gli spettatori avessero,
per quanto possibile, una visuale completa del tracciato.
E così è stato con grande soddisfazione
di Jorge Martínez, detto "Aspar", il calzolaio,
l'ex pluriiridato spagnolo che ha fortissimamente voluto questo
autodromo-salotto per dedicarlo all'indimenticabile Ricardo
Tormo, uno dei grandi del motociclismo spagnolo. Il circuito
di Valencia occupa un'area di circa un milione e mezzo di
metri quadri, all'interno dei quali si snoda il tracciato
di 4750 metri, dei quali 650 di rettilineo, con 18 curve,
otto destrorse e 10 sinistrorse, mentre la larghezza varia
dai 12,5 agli 11,5 metri.
La partenza è larga invece 13,5 metri.
Il circuito è stato disegnato per permettere di utilizzare
differenti tracciati, da quello più lungo, capace di
ospitare il mondiale, ad un autodromo "Topolino"
di 1300 metri, perfetto per insegnare i fondamentali dell'arte
delle corse, ma esiste anche la possibilità di creare
una variante di 3100 metri con un rettilineo di 850 che può
essere utilizzato per test di velocità visto che con
una retta così lunga si possono superare i 300 Kmh.
I box sono 45 e la capacità del circuito è di
40.000 spettatori. Ci troviamo dunque di fronte ad un motodromo
vero e proprio, uno "stadio" all'interno del quale
agli spettatori sfugge veramente poco di quanto accade in
pista. Una Vallelunga moderna, insomma, un circuito misto
che privilegia la guida alla potenza. |