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PRESENTAZIONE
DUCATI D16RR |
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Ducati D16RR 1/6/2006 Moto italiane che hanno conquistato vittorie nei circuiti internazionali, in tutte le discipline sportive derivate dalla serie: dal Mondiale Superbike ai TT di Formula Uno, dal Mondiale Supersport alle gare di Endurance. Era dai primi anni settanta che Ducati non aveva più disputato GP. Per molti anni la classe 500 è stata dominata da mezzi a due tempi, tecnologia e ingegneria molto lontane dalle stradali a quattro tempi vendute da Ducati. Dal 2002 le regole vengono cambiate per dare priorità alle quattro tempi, trasformando così il Campionato del Mondo Classe 500 nel Campionato MotoGP, e convincendo Ducati a fare il tanto atteso rientro. Proprio il Mugello, in occasione del GP d’Italia 2002 ospita l’unveiling della prima Desmosedici e ne ufficializza l’arrivo sulla griglia di partenza per la stagione successiva. Vittoriano Guareschi, pilota collaudatore Ducati Corse, segue tutta la fase di collaudo della moto, nonché lo sviluppo e l’evoluzione del progetto. Nel 2003 ecco il grande ritorno, con un progetto iniziato due anni prima,
e sviluppato dal reparto corse di Borgo Panigale. La Ducati Desmosedici GP3, ottiene da subito importanti risultati e significativi consensi con Loris Capirossi (che si aggiudica un fantastico podio nella gara di apertura in Giappone e la vittoria nel GP di Catalunja) e Troy Bayliss, rispettivamente quarto e sesto assoluto a fine campionato, e riportando Ducati al secondo posto nella classifica costruttori. L’anno seguente, la Desmosedici GP4, sempre guidata da Capirossi e Bayliss, necessita di qualche importante modifica, che richiede alcuni GP di ulteriore test e messa a punto; la stagione 2004 si conclude comunque con entrambi i piloti sul podio. L’evoluzione della Desmosedici continua con l’arrivo della versione GP5 per affrontare la sua terza stagione in MotoGP. La grande differenza stavolta la fanno i pneumatici; grazie al nuovo accordo di collaborazione con Bridgestone, Ducati sviluppa la nuova copertura, raggiungendo a fine stagione un livello di competitività altissimo, che permette a Capirossi di conquistare due storiche vittorie sia nel GP del Giappone a Motegi, che in Malesia sul circuito di Kuala Lumpur, e a Carlos Checa, che nel frattempo ha sostituito Troy Bayliss, di salire due volte sul podio. Per l’attuale stagione la GP6, ultima versione della Desmosedici GP, dopo aver sostenuto entusiasmanti test invernali, si è aggiudicata finora, grazie a Loris Capirossi, la vittoria del primo GP a Jerez de la Frontera, in Spagna, ed un significativo podio nella seconda gara del Quatar, e in Francia, a Le Mans. Ad affiancare Loris quest’anno è arrivato il pilota spagnolo Sete Gibernau. “La filosofia del progetto Ducati Desmosedici – afferma Filippo Preziosi, Direttore Generale Ducati Corse – è rappresentata dalla totale integrazione tra motore, telaio e pilota. Un concetto fondamentale, che ci ha guidati dal momento stesso in cui abbiamo deciso di affrontare questa nuova sfida. La moto ha rappresentato un’evoluzione importante rispetto alle Ducati Superbike ed è frutto di nuove tecnologie progettuali che hanno permesso di lavorare in modalità virtuale, ottimizzando i tempi e ottenendo, subito, risultati significativi. Ducati crede moltissimo in questo progetto che ci ha permesso di crescere ulteriormente e di trasferire nuove tecnologie a prodotti di serie sempre più affidabili, performanti e divertenti.” Inizialmente, i tecnici Ducati MotoGP (un gruppo di appassionati ingegneri dell’età media di 28 anni) avevano preso in considerazione la creazione di un ‘super-twin’ MotoGP, un prototipo di bicilindrico a V di ultima generazione, per approfittare dei regolamenti tecnici che consentono di sfruttare il vantaggio delle moto bicilindriche in termini di peso rispetto alle quattro, cinque e sei cilindri. Studi approfonditi, tra cui numerose simulazioni al computer, avevano però indicato che un motore a due cilindri non avrebbe potuto produrre la quantità di cavalli necessaria (oltre 230 CV di potenza), senza aumentare eccessivamente i giri. Un bicilindrico avrebbe dovuto girare oltre 17.000 rpm, richiedendo perciò una corsa brevissima e un alesaggio molto grande, con i conseguenti possibili problemi di combustione. Ducati opta quindi per un motore V4 completamente nuovo, che riprenda la tradizionale configurazione dei suoi motori bicilindrici a L di 90°, e il comando delle valvole desmodromico. Questa dunque la nuova strada intrapresa: unire la tradizione all’innovazione. Il motore viene chiamato Desmosedici perché dispone di 16 valvole comandate secondo il sistema desmo, elemento chiave nella conquista di così tante vittorie in pista da parte della casa. Anche la sperimentata configurazione della V a 90° offre vantaggi che hanno contribuito ai successi sportivi di Ducati e che hanno permesso al progetto Desmosedici di conquistare importanti e significativi risultati. Questa disposizione dei cilindri garantisce l’equilibrio intrinseco del motore, importante per un propulsore che gira fino a 17.000 rpm, con vibrazioni minime, migliorando efficienza meccanica e affidabilità. Il sistema desmodromico, progettato per Ducati dal mitico Ingegnere Fabio Taglioni, utilizza bilancieri sia per chiudere che per aprire le valvole, e ne consente un funzionamento particolarmente preciso a qualsiasi regime. Questo tipo di distribuzione inoltre, rispetto a quelle tradizionali, in particolare quelle pneumatiche, da luogo ad una perdita di potenza minima, soprattutto ai regimi medio-bassi del motore. Per i primi test Ducati Corse realizza due versioni del motore Desmosedici, una con scoppi a intervalli regolari e l’altra con cilindri accoppiati a scoppio simultaneo (Twin Pulse). Tuttavia emerge subito che questa ultima versione sottopone i componenti ad eccessive sollecitazioni, così si sceglie di utilizzare la prima tipologia di configurazione. In seguito, per l’esattezza a partire dal Dutch TT di Assen 2004, grazie all’evoluzione della moto, viene adottata una soluzione a scoppi irregolari, a vantaggio anche della guidabilità. Ducati ha sempre puntato all’eccellenza nelle prestazioni anche con scelte originali e coraggiose, come il telaio delle sue moto. Mentre gli altri costruttori corrono con diverse varianti del telaio a travi di alluminio, la Desmosedici è dotata di telaio traliccio in tubolare d’acciaio, simile a quello utilizzato con grande successo nel Mondiale Superbike. Questo garantisce un’eccellente rigidità, ed elimina le vibrazioni della ciclistica, un problema particolarmente complesso che affligge la moderna tecnica applicata alle competizioni. Nel maggio 2004 in occasione della magica e coinvolgente atmosfera del
WDW (ovvero il World Ducati Week, il mega-raduno biennale che richiama
ducatisti da tutto il mondo) arriva da parte di Ducati l’annuncio
che in tanti aspettavano: “Abbiamo avviato il processo di sviluppo
della Desmosedici Racing Replica! La “rossa di Borgo Panigale”,
la MotoGP italiana che fa sognare gli appassionati di tutto il mondo,
sarà disponibile e presto in vendita.” Forte di questi presupposti, Ducati ha deciso di trasferire sulla Desmosedici RR molte delle sostanziali evoluzioni apportate alla Desmosedici GP nel corso degli ultimi due anni, fino ad arrivare ad offrire al pubblico una versione più vicina possibile alla GP6. |
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