Rossi piega Gibernau,
Melandri sul podio
Gibernau scatta bene dalla pole, assieme a Biaggi, ma Melandri
si fa subito sotto assieme a Rossi così che sulla linea del traguardo
per primi passano Sete, Vale, Marco, Hayden, Barros, Biaggi, Capirossi,
Tamada e Nakano.
Ha fretta, però, Melandri ed al secondo passaggio è lui
che guida il gruppetto davanti al caposquadra. Ancora due giri e Rossi
si stanca di succhiare la scia superando Melandri in staccata. Valentino
completa il giro al comando, ma dopo appena un giro è Gibernau
a prendere la testa in fondo al rettilineo. Nel frattempo in terza posizione
si è insidiato Barros, davanti a Melandri, Hayden, Tamada e Biaggi.
Il ritmo, però, è troppo alto per Makoto, che scivola.
All’ottavo giro la situazione è ancora abbastanza fluida:
Gibe tirando come un ossesso ha preso mezzo secondo a Rossi, Hayden è
terzo ad un secondo e mezzo, mentre subito dopo inseguono Melandri, Barros
e Biaggi. Quindi, più staccati, ci sono Edwards, Nakano, Checa,
Capirossi e Bayliss. Sono, le Ducati, secondo le previsioni, in grande
difficoltà cone le gomme così, mentre addirittura Hofmann
rientra ai box per cambiare quella posteriore, i due piloti delle Rosse
cedono all’ex ducatista australiano.
Intanto la situazione in testa alla gara non è mutata: Gibernau
è sempre davanti a Rossi, mentre Melandri è risalito in
terza posizione davanti a Hayden e Barros, con Biaggi, staccato, in sesta
posizione.
E’, comunque, la coppia di testa a dare spettacolo: Sete e Vale
si alternano nel fare giri veloci, ma il risultato è che la distanza
che li separa non cambia, alternandosi fra i due decimi ed il mezzo secondo.
Per staccare l’italiano lo spagnolo avrebbe bisogno di un guizzo,
che però non riesce a fare.
La situazione è quasi identica in terza posizione dove Melandri
si alterna con Hayden.
La gara si anima improvvisamente a tre giri dalla fine allorché,
seguendo un copione collaudato, Vale sorpassa Sete, intenzionato a tentare
la fuga. Il giro seguente il cronometro per lui segna 1.43.195, quello
di Gibe 1.43.534.
Ad un giro dalla fine Rossi passa in 1.43.317, Sete in 1.43.413. Sono
0”367 a dividere i due. Ed è l’ultimo giro. E’
fatta, Gibernau cede e sotto la bandiera paga un ritardo di oltre un secondo.
A chiudere il podio è Melandri, davanti a Barros e Hayden mentre
Biaggi chiude in sesta posizione con un distacco di dodici secondi. Staccato
di 18” è Edwards, quindi sfilano Bayliss, Nakano, Xaus, Checa
e Capirossi. Per le Ducati, una disfatta.
Pedrosa profeta in patria
Pedrosa sbaglia completamente la partenza ed al primo giro è
solo decimo, dietro a De Puniet, Barbera, Porto, De Angelis, Aoyama, Lorenzo,
Corsi e Dovizioso che coraggiosamente, dopo la botta di sabato, ha deciso
egualmente di prendere il via. Al secondo giro Porto finisce in tera ed
è fuori gara, mentre Pedrosa ha già recuperato quattro posizioni.
Per l’Aprilia-Repsol, però è una giornata sfortunata:
cade anche De Puniet, che riesce a rientrare, ma quando rientra è
ultimo.
Della confusione ne approfitta De Angelis, che passa al comando con Barbera,
Lorenzo, Pedrosa, Dovizioso, Corsi e Stoner in scia.
Al 10° giro De Angelis cede il comando a Barbera e apparentemente
si prepara ad una gara di gruppo. Purtroppo subisce il tamponamento da
parte di Lorenzo ed entrambi finiscono fuori. Così in testa alla
gara passa pedrosa, seguito da Barbera, Corsi, Stoner, Dovizioso e Aoyama.
Al 15° giro pedrosa è sempre al comando, con però Stoner
e Dovizioso alle spalle, mentre Corsi e Barbera danno inizio ad un duello
senza esclusione di colpi. Simone passa all’interno lo spagnolo
e lo tocca. Questi replica, mandandolo poi a quel paese, e la reazione
di Corsi è immediata: sul rettilineo lo passa, poi chiude, urtandolo
sulla ruota anteriore. Lo spagnolo rischia la caduta, rimane in piedi,
ma da quel momento in poi inizia a perdere terreno.
Nel frattempo De Puniet non ha mai mollato ed è risalito dalle
retrovie, dopo la scivolata, sino al sesto posto, alle spalle di Aoyama,
che insegue a sua volta Corsi e lo passa ad un giro dalla fine. A vincere,
alla fine, è Pedrosa, davanti a Stoner ed all’ottimo Dovizioso.
Pasini suona il violino
Luthi, al via, riesce a sorprendere Mattia Pasini e Mika Kallio,
mentre Talmacsi, Simon e Faubel seguono nell’ordine, con Poggiali
e Simoncelli addirittura 15° e 16°.
Il pilota di Totti, comunque, passa a condurre già al secondo passaggio
davanti allo svizzero ed alle tre KTM di Kallio, Simon e Talmacsi. Intanto
finisce in terra Stefan Bradl, figlio 15enne di Helmut, discreto pilota
tedesco che correva nella 250 ai tempi di Cadalora.
Al sesto giro si è formato il primo trenino, con Pasini locomotiva,
davanti a Kallio, Luthi, Faubel, Simon e Talmacsi, mentre Simoncelli recupera
alle loro spalle.
Tre giri dopo c’è già stata la prima selezione. Mentre,
infatti, Pasini e Kallio continuano a girare sui medesimi tempi, separati
da un secondo, si è composto un gruppetto formato da Luthi, Faubel,
Talmacsi, Simon e Simoncelli. A dodici giri dalla fine, però, Faubel
rompe ed esce di scena. Nel frattempo Simoncelli si installa in terza
posizione.
Con Pasini tranquillo al comando che martella sull’1.52 basso, Kallio
cede ed ora deve guardarsi dietro alle spalle.
Il sorpasso arriva a sei giri dalla fine, quando Pasini transita sulla
linea del traguardo con oltre sei secondi di vantaggio su Simoncelli e
Kallio. Seguono Talmacsi, quindi Koyama, Simon, Luthi e Poggiali. A questo
punta la gara non ha più storia: Pasini taglia il traguardo con
nove secondi di vantaggio su Simoncelli e, in piedi sulle pedane, suona
un immaginario violino, mentre Kallio chiude in terza posizione davanti
a Talmacsi, Koyama, Poggiali e Luthi.
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