L'assetto a Motegi
Il circuito di Motegi è, sotto alcuni punti di vista,
eccezionale. Il suo asfalto, per esempio, è estremamente liscio
ed offre una aderenza elevatissima. Il difetto, se di difetto si può
parlare, è il disegno del tracciato che è in pratica una
serie di rettilinei che si percorrono in accelerazione da una curva
(quasi tutte da seconda e terza) all'altra.
Da ciò che precede si potrebbe dedurre che Motegi è un
circuito che premia particolarmente la potenza, ma non è del
tutto vero. In realtà, come sempre, è più importante
l'erogazione e la prevedibilità con la quale i cavalli sono scaricati
a terra. Soprattutto perché si accelera quasi sempre in seconda
e terza marcia.
In un certo senso Motegi assomiglia a Le Mans, ed infatti anche qui
bisogna fare i conti, oltreché con forti accelerazioni, con violente
frenate che possono complicare la guida per via di violenti trasferimenti
di peso.
In linea di massima, per ovviare a questo inconveniente, si abbassa
leggermente il posteriore, alzando l'anteriore, in modo da evitare quanto
più possibile che la ruota posteriore si sollevi da terra nelle
forti decelerazioni. Ovviamente anche la forcella viene indurita, ma
il lavoro di messa a punto, contrariamente a quanto accade a Le Mans,
è facilitato dall'assenza di deformazioni dell'asfalto.
Per quanto riguarda l'ammortizzatore posteriore, si utilizzano molle
soffici, ma un elevato carico dell'ammortizzatore in compressione, in
modo da evitare quanto più possibile il sottosterzo in uscita
di curva o le impennate, cercando il miglior compromesso per evitare
il fenomeno del "pompaggio", spesso presente in circuiti con
queste caratteristiche.