giovedì 16/9/2004
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L'assetto a Motegi
Il circuito di Motegi è, sotto alcuni punti di vista, eccezionale. Il suo asfalto, per esempio, è estremamente liscio ed offre una aderenza elevatissima. Il difetto, se di difetto si può parlare, è il disegno del tracciato che è in pratica una serie di rettilinei che si percorrono in accelerazione da una curva (quasi tutte da seconda e terza) all'altra.
Da ciò che precede si potrebbe dedurre che Motegi è un circuito che premia particolarmente la potenza, ma non è del tutto vero. In realtà, come sempre, è più importante l'erogazione e la prevedibilità con la quale i cavalli sono scaricati a terra. Soprattutto perché si accelera quasi sempre in seconda e terza marcia.
In un certo senso Motegi assomiglia a Le Mans, ed infatti anche qui bisogna fare i conti, oltreché con forti accelerazioni, con violente frenate che possono complicare la guida per via di violenti trasferimenti di peso.
In linea di massima, per ovviare a questo inconveniente, si abbassa leggermente il posteriore, alzando l'anteriore, in modo da evitare quanto più possibile che la ruota posteriore si sollevi da terra nelle forti decelerazioni. Ovviamente anche la forcella viene indurita, ma il lavoro di messa a punto, contrariamente a quanto accade a Le Mans, è facilitato dall'assenza di deformazioni dell'asfalto.

Per quanto riguarda l'ammortizzatore posteriore, si utilizzano molle soffici, ma un elevato carico dell'ammortizzatore in compressione, in modo da evitare quanto più possibile il sottosterzo in uscita di curva o le impennate, cercando il miglior compromesso per evitare il fenomeno del "pompaggio", spesso presente in circuiti con queste caratteristiche.

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