Rossi meglio di Hailwood
Ha cercato subito di fare la differenza, al via, Nicky Hayden, ma Rossi
non l’ha lasciato sfuggire, incollandosigli nella scia seguito da
Barros, Capirossi, Gibernau, Edwards, Melandri, Nakano e Biaggi, mentre
subito fuori sono finiti Byrne, Jacque ed Hofmann.
Nel giro successivo ad abbandonare la compagnia è Troy Bayliss,
mentre Rossi cerca di andare in testa alla gara. L’americano comunque
resiste, così dopo appena cinque giri, assieme a Barros e Gibernau
si è formato già un piccolo gap di tre secondi con Melandri,
primo degli inseguitori davanti a Capirossi, Edwards e Biaggi. Purtroppo
nel corso del sesto giro cade Hopkins mentre si trovava in dodicesima
posizione alle spalle di Roberts. La botta è forte, John rimane
in pista, così la gara viene interrotta con la bandiera rossa.
Per fortuna non è nulla di grave e lo stesso pilota della Suzuki
riprende la posizione sullo schieramento in conseguenza delle posizioni
al quinto giro.
Al secondo via è sempre Hayden a scattare al comando e Rossi gli
è sempre incollato, con Gibernau, Barros e Biaggi subito dietro.
Quindi sfilano Nakano, Capirossi, melandri, Edwards e Checa. All’inizio
del secondo giro è però Valentino a passare al comando,
mentre Hayden scivola in terza posizione alle spalle di Gibernau e davanti
a Barros e Biaggi. Quindi al terzo giro passa in testa Gibernau. Due tornate
dopo va in terra Checa, che era all’inseguimento nelle retrovie.
Al 10° giro la situazione è ancora immutata, con lo spagnolo
in testa, Rossi in scia e quindi, via via, Hayden, Barros e Biaggi ad
inseguire, mentre alle spalle del quintetto ci sono Nakano e Melandri
che hanno passato Capirossi, con Edwards nono.
Due tornate dopo Hayden passa Rossi e si getta a caccia di Gibernau, così
come Nakano, in sesta posizione, si avvicina perficolosamente a Barros
e Biaggi.
Mancano sette giri alla fine quando, in fondo al discesone, Rossi si riprende
la seconda posizione ed insidia nuovamente Gibernau. Alle spalle della
coppia le posizioni sono immutate, ma Nicky, Alex e Max girando qualche
decimo sopra l’1.24 e sembrano non averne più.
E’ il duello del 2003 che si ripete: Sete e Gibe sono in un fazzoletto,
Hayden molla, mentre nel contempo Biaggi salta Barros.
All’inizio dell’ultimo giro, se vuole vincere, Sete non deve
commettere alcun errore, ma il destino ha deciso in modo diverso. Lo spagnolo
infatti sbaglia è va un po’ largo, e Rossi si infila. La
gara a questo punto è finita. Hayden protegge la piazza d’onore,
mentre Biaggi chiude al quarto posto davanti a Barros. Quindi in successione
sfilano sul traguardo Nakano, Melandri, Edwards e Capirossi.
A questo punto il vantaggio di Valentino in testa al mondiale è
imbarazzante: 236 punti sono più del doppio di quelli di Melandri,
che è a 116. Seguono Gibernau (115), Edwards (114) e Biaggi (113).
Stona un po’, nell’immediato dopogara, la bandiera “I’m
sorry Mike” con la quale il Fenomeno ricorda di aver agganciato
Hailwood al terzo posto della all time best. Fosse ancora qui, Michelone,
conoscendolo, Vale comunque se la caverebbe con uno scappellotto ed una
risata.
Pedrosa, una vittoria tranquilla
E’ bello carico Alex De Angelis quando scatta la 250, ma alle sue
spalle inseguono subito Aoyama, Dovizioso, Pedrosa, Porto, De Puniet e
Barbera. Ben presto rimangono solo i primi quattro a fare il ritmo, con
il fantino spagnolo in testa a guidare le danze davanti al sanmarinese
che non molla. Man mano che passano i giri, però, aumenta il vantaggio
di Dani che, leggero com’è, consuma meno le gomme, così
al 14° giro Pedrosa può contare su circa mezzo secondo di vantaggio
sul pilota dell’Aprilia, che a sua volta controlla Aoyama e Dovizioso.
Porto, quinto, insegue invece con quasi quattro secondi di distacco badando
più che altro a tenere a bada De Puniet e Barbera, mentre Stoner
è staccatissimo ad otto secondi.
E’ una gara a tre velocità, quella alla quale si assiste:
il più rapido è Pedrosa, quindi c’è De Angelis
che perde qualche decimo ad ogni giro, mentre Dovizioso inizia a mettere
sotto pressione Aoyama. Ancora qualche passaggio e, al 21° giro, otto
dalla fine, Pedrosa ha quasi tre secondi di vantaggio su De Angelis, mentre
Aoyama e Dovizioso, sempre in lotta fra di loro, se la devono vedere con
il ritorno di Porto. In sesta posizione, invece, transita De Puniet, davanti
a Stoner e Barbera. A due giri dalla fine il Gran Premio, comunque è
finito: Pedrosa ha portato il suo vantaggio su De Angelis ad oltre sette
secondi, mentre Aoyama ha piegato Dovizioso che finisce fuori dal podio.
Poggiali consegna la vittoria a Kallio
La caduta multipla al via di Bautista, Terol, Pirro e Kuzuhara avviene
alle spalle di Luthi che è scattato al comando seguito da Simoncelli,
Kallio, Pasini, Talmacsi, Simon e Lai.
E’ il solito pacchetto di mischia della 125 che si da battaglia,
così non c’è da stupirsi se dapprima Simoncelli e
poi Kallio si scambiano le posizioni di testa, subito marcati stretti
da Pasini. Per il pilota di Totti, però, non è giornata
ed all’ottavo giro finisce in terra. E’ una scivolata che
non gli impedisce di ripartire, ma quando ci riesce è ormai ultimo,
così non gli resta che rientrare ai box.
Nel frattempo Kallio ha mantenuto il comando delle operazioni dvanti a
Luthi ed ai compagni di marca Talmacsi e Simon, mentre Pesek con la Derbi
è in lotta con Simoncelli. Intanto nelle immediate retrovie inseguono
Lai, Espargaro, Nieto ed Olive, con Poggiali subito dietro. Purtroppo
a sei giri dalla fine l’ex iridato perde il controllo della sua
Gilera, che rimane in mezzo alla pista nel discesone. Un’ottima
scusa per la Direzione Gara per interrompere la corsa con la bandiera
rossa. E’ coitus interruptus, e la vittoria viene attribuita a Kallio
secondo la classifica del giro precedente. Completano il podio Luthi e
Simoncelli, quarto è Talmacsi davanti a Simon, Pesek e Lai. E per
colmo della beffa Poggiali viene classificato 11°.
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