Poker azzurro con
Rossi, Biaggi, Capirossi, Melandri
Lo aveva promesso: al via, come sparato da un cannone, la sua
Ducati, Loris Capirossi è scattato al commando, ma Rossi e Gibernau
non gli hanno lasciato la soddisfazione di finire il primo giro, così
sul traguardo sono passati l’uno nella scia dell’altro seguiti
da Loris, Melandri, Checa, Biaggi, Hayden ed Hopkins.
Incredibilmente, dal mucchio, è stato proprio Melandri a gettarsi
subito a caccia di Valentino, con Sete e Max subito alle sue spalle.
Così con Vale in testa, è Biaggi a guidare l’inseguimento:
prima di libera di Gibernau, quindi raggiunge e passa Melandri. Nel frattempo
Capirossi supera Gibernau che, insistendo nel resistergli, sbaglia e finisce
in terra. Per lui gara finita. E’ l’inizio del sesto giro.
Ma, appunto, è solo l’inizio. Cinque tornate, dopo, infatti,
con una staccata assolutamente allucinante alla San Donato, Melandri passa
sia Biaggi che Rossi, tiene botta e passa al comando. Guidando come indemoniati
i tre fanno il vuoto alle loro spalle…se si eccettua Capirossi in
recupero con la Ducati. Quattro italiani nei primi quattro posti. E non
è finita, perché, tutti e quattro in meno di un secondo,
continuano a pestare sul passo dell’1.51, finché Biaggi,
all’uscita della Casanova, infila Rossi e passa al comando…girandosi
a controllare la situazione alle sue spalle!
Pensate che sia finito? Niente affatto, perché oltre al duello
fra Biaggi e Rossi c’è anche quello fra Melandri e Capirossi.
E’un doppio spettacolo che non si esaurisce nemmeno a due giri dalla
fine quando, con Rossi nuovamente al commando, Biaggi non cede, come non
sembra cedere nemmeno Macio quando, praticamente ad ogni giro, Capirex
lo infila nella staccata della san Donato, per poi esser ripassato.
Va avanti così, la mega sfida, sino all’ultimo giro, all’ultima
curva, all’ultima staccata, ma se Rossi non ha bisogno di tirarla
più di tanto, per il piccolo vantaggio costruito su Max, al contrario
Melandri ci prova alla Bucine, ma va largo e per Loris è facile
infilato all’interno. Peccato, ma perché il podio non ha
quattro posti?
E gli altri? A quasi otto secondi seguono Checa ed Hayden, poi Barros
ad undici ed infine Tamada, Edwards, Nakano ed Hopkins.
Pedrosa torna a colpire
E’ partito bene De Puniet, davanti a Stoner, Dovizioso,
Pedrosa, Porto e De Angelis, mentre Locatelli è finito subito fuori.
Una sorte che, dopo appena dieci minuti, è toccata anche al francese,
mentre battagliava nel gruppetto di testa, così che ad approfittarne
sono stati Stoner, De Angelis, Pedrosa, Lorenzo e Dovizioso. Se però
i primi quattro sono apparsi in grado di tenere il ritmo, Dovizioso al
contrario ha ceduto progressivamente terreno ritrovandosi, a metà
gara, a cinque secondi dai migliori, fino ad essere inghiottito nelle
retrovie.
Un peccato perché subito dopo il gruppetto di testa ha smesso di
tirare, consentendo a Lorenzo di andare in testa. Un occasione di fuga
che De Angelis, sempre in secondo posizione, non ha raccolto, consigliato
anche da una brutta sbandata nel corso del quale ha perso entrambi i piedi
dalle pedane.
“Stavo per finire le gomme – ha detto De Angelis – e
da quell momento in poi mi sono dato una calmata. Però grazie ai
test di le Mans abbiamo fatto un bel passo in avanti”.
E’ stato proprio in questa occasione che il campione del mondo ha
infilato la testa nella carenatura cercando di evitare l’arrivo
in volata. Picchiando come un fabbro lo spagnolo in due giri si è
lasciato alle spalle de Angelis, alle prese a sua volta con Lorenzo e
Stoner. Così la volata c’è stata, ma per il secondo
posto e l’ha vinta Lorenzo, davanti a De Angelis e Stoner. Doveva
essere la pista dell’Aprilia, ma con due Honda ai primi due posti,
ora, è difficile dirlo.
La prima volta di Talmacsi
Ai box a vederlo partire c’è Francesco Totti,con
Ilary in dolce attesa, così Pasini non tradisce ed al via si accoda
subito a Mika Kallio, seguito a sua volta da Luthi, Lai, Talmacsi, Simoncelli
e Faubel. Mattia, però, non è in grandissima forma, così
al passaggio successivo è costretto a cedere il passo ai suoi avversari,
retrocedendo in sesta posizione alle spalle del finlandese che controlla
il gruppetto composto da Simoncelli, Faubel, Luthi e Talmacsi.
Due giri dopo, però, Pasini ha perso il contatto e sono rimasti
in cinque a giocarsi la partita, con Simoncelli che si rende sempre più
visibile al pilota finlandese.
“Non sentivo più il polso fratturato a Le Mans – spiegherà
dopo Pasini – così non riuscivo più a girare bene
la moto nelle varianti. Ho dovuto mollare”.
E’ il momento, questo, in cui non si parla più di posizioni,
tanto è frequente lo scambio. Prima va in testa Simoncelli, poi
Faubel, quindi è Kallio a riprendere il commando. Al 12° giro
c’è il primo colpo di scena: Simoncelli cade all’uscita
della San Donato, così ad otto giri dalla fine c’è
la KTM in testa seguita da Faubel, Luthi e Talmacsi, mentre Pasini è
quinto a poco più di sette secondi.
Come sempre, però la 125 si risolve all’ultima curva, la
Bucine, dove Kallio scivola ed è centrato da Faubel, così
che a vincere, in volata, è Talmacsi davanti a Luthi, mentre Pasini
perde a sua volta una volata (con contatto) contro Olive. Buon sesto è
il ritrovato Poggiali, ma è a diciotto secondi, dietro a Koyama.
L’ultimo ungherese a vincere gare di mondiale era stato Janos Drapal,
nella classe 250 nel 1971, in Jugoslavia e nella 350 nel 1973 ancora ad
Abbazia.
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