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il fatto 13/11/2006 È con queste premesse che è nato il motore più rivoluzionario e potente mai costruito da Aprilia. Un quattro cilindri da (in versione corsa) oltre 210 CV (154 kW), destinato a competere nella Superbike. La grande conoscenza Aprilia sulle ciclistiche accoppiate ai motori a V stretto non poteva e non doveva andare sprecata. Per questo motivo, dopo infinite simulazioni, la scelta è caduta su una architettura a V di 65°, molto vicina a quella utilizzata fino ad oggi da Aprilia per i suoi motori bicilindrici e che ha consentito di sfruttare il Know How ciclistico accumulato fino ad oggi. L’architettura a V stretto consente, infatti, la realizzazione di un motore con ingombro longitudinale incredibilmente ridotto favorendo la centralizzazione delle masse e la realizzazione di una ciclistica estremamente performante (interasse compatto, forcellone lungo). Inoltre, un quattro cilindri con questa configurazione risulta stretto come un bicilindrico e permette ai progettisti di utilizzare alesaggi maggiori a tutto vantaggio di una maggiore respirazione e del raggiungimento di regimi più elevati (13.500 giri effettivi), senza penalizzare l’ingombro trasversale, fondamentale per l’aerodinamica. Grazie ad un angolo della V leggermente superiore ai 60° i progettisti hanno avuto a disposizione uno spazio maggiore per l’ottimizzazione dei condotti di aspirazione, massimizzando così il rendimento del motore. Aprilia “Race Machine” ha una fluidodinamica da riferimento che nessun propulsore a V stretto può vantare. La distribuzione adotta un sistema del tutto particolare che consente di avere teste estremamente compatte. La catena di distribuzione laterale muove, infatti, solo l’albero a camme d’aspirazione, secondo un giro catena ottimale per la precisione della fasatura e per la durata della catena stessa. Una coppia di ingranaggi piazzata al centro della bancata dei cilindri trasporta il moto anche all’albero a camme di scarico. Questa soluzione ha consentito ai progettisti di realizzare una testa estremamente compatta nella zona di scarico. “Race Machine” è addirittura più compatto del V60 Magnesium attualmente montato sulla RSV. Un contralbero provvede a smorzare le vibrazioni di primo ordine portandole addirittura ad un livello inferiore ad un V90. Il basamento è monoblocco con canne cilindro integrali, per offrire il massimo della rigidezza e della costanza di rendimento. La tecnologia meccanica più raffinata è ovviamente accoppiata
all’elettronica del futuro. Il motore Aprilia utilizza una tecnologia
Ride by Wire con uno schema mai utilizzato prima d’ora su una moto.
Nessun collegamento diretto tra acceleratore e le farfalle la cui apertura
è integralmente gestita da una centralina Marelli di ultima generazione.
Ogni bancata ha un servomotore dedicato che opera esclusivamente sui due
rispettivi corpi farfallati. In questo modo l’apertura delle quattro
farfalle e conseguentemente la quantità di carburante iniettato
può essere gestita in modo indipendente. Una soluzione che apre
nuove frontiere nella gestione di un motore così potente, con possibilità
pressoché infinite di gestire l’erogazione del motore per
le situazioni di guida più disparate fino ad avere un vero e proprio
controllo di trazione. Anche la trasmissione è stata studiata secondo i criteri più avanzati per offrire le migliori prestazioni possibili. A sottolineare l’indole racing di questo propulsore il cambio è estraibile e la lubrificazione è a carter umido, la frizione lavora in bagno d’olio ed è dotata di sistema antisaltellamento. A questo punto se è ormai certo un prossimo debutto nella Superbike, c’è una sola domanda possibile: a quando il ritorno in MotoGP per sfidare la Ducati e le giapponesi anche sul terreno ad Aprilia più congeniale, quello dei Gran Premi? L’IDENTIKITECNICO: |
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