l'intervista
- 25/11/2001
Biaggi sogna una squadra con Rossi
Da martedì 27 il suo passato, la Yamaha YZR 500, la
moto che gli ha dato più delusioni che gioie, sarà alle
sue spalle. Max Biaggi, infatti, ha lasciato Montecarlo per Phillip Island,
per riprendere lo sviluppo della
M-1. Quattro giorni di test in Australia, però, non sono stati
ritenuti sufficienti dai vertici della casa di Iwata per questa delicatissima
fase di prove, così subito dopo Max; accompagnato dal compagno
di squadra Carlos Checa, si recheranno anche a Sepang, in Malesia, per
provare il prototipo dal 5 all 8 dicembre.
"In Australia troverò ad aspettarmi un gruppo
di persone diverse, fra i quali l'ingegner Suzuki, il responsabile del
progetto M-1, che dovranno poi integrarsi con la mia squadra attuale per
gestire la nuova moto", ha raccontato Biaggi, poco prima di partire.
"Vivremo il mondiale 2002 - ha aggiunto Max - in una
nuova dimensione, più simile a quella della F.1. Il solo fatto
che non si interverrà più sui motori ai box parla da solo.
Ci sarà maggiore pianificazione, anche nello sviluppo. Non bisogna
farsi cogliere impreparati".
Se Rossi sta vivendo l'arrivo dei quattro tempi con ansia,
per Biaggi è una liberazione.
"Sono convinto dell' immediata competitività dei 4 T - dice,
e spiega - 500, però, potranno dire la loro nei circuiti lenti,
per via della loro leggerezza Dalle informazioni in nostro possesso, le
GP1 sono già allo stesso livello delle mezzo litro, inclusa la
cinque cilindri Honda di cui Rossi si è lamentato: con il collaudatore
Shinichi Itoh alla guida, a Motevi, va già più forte della
NSR".
Come la NCR 2001, invece, ha girà girato, ma
questa estate, la M-1 nelle mani di Carlos Checa, a Brno.
"Carlos ha fatto meglio di quanto abbia fatto Rossi nel Gran
Premio. Io conto di essere un po' più veloce. Ma Brno è
un tracciato rapido e filante e ci sono ancora alcuni ostacoli da superare:
il peso superiore di 15 chili, per esempio e poi il freno motore, che
cambia drasticamente la fase di ingresso in curva. Un vantaggio, invece,
dovremmo averlo sul bagnato".
Quella della Yamaha è una moto piuttosto tradizionale:
quattro cilindri in linea, carburatori. La Honda, al contrario, è
sofisticata: cinque cilindri a V, iniezione. Tradizione contro innovazione.
"Quel che conta non è tanto il numero di cilindri, ma
la filosofia che si nasconde dietro i progetti di Honda e Yamaha. Il futuro
in chiave di gestione dell'elettronica, è dalla parte della Honda,
ma non si può dire che non risulti vincente, invece, un mezzo facile
da mettere a punto. L'esperienza della Honda, che si cimentò con
un cinque cilindri anche negli anni 60, comunque un po' di paura la fa".
Come un certo timore nasce anche dal fatto che, per
la prima volta dopo molti anni, due altri gommisti, Bridgestone e Dunlop,
torneranno ad affiancare la Michelin.
"Sarà una bella incognita - ammette Max - la prima cose
è che torneranno le gomme da tempo. Il fatto, poi, Con la Dunlop
abbia deciso di correre con la Suzuki con Roberts e con la Honda con Katoh,
piloti molto competitivi, vuol dire che sono pronti. Poi loro gli pneumatici
da tempo li usano da anni nella Superbike dove per qualificarsi c'è
la Superpole. Per la Bridgestone, invece, sarà più dura,
ma solo perché avranno un solo pilota, Van Den Goorbergh, anche
se con l'esperienza di Kanemoto dietro le spalle. Per non parlare di quella
maturata in F.1 dove la casa giapponese e avversaria proprio della Michelin".
Dietro la sigla M-1 si nasconde un obiettivo, la "Missione
One", vincere il mondiale. Un sogno o, piuttosto, un incubo?
"Né l uno, né l altro, per fortuna - risponde sorridendo
Biaggi - dopo aver fatto un quarto posto, con la Yamaha, nel 99 e poi
un terzo ed un secondo, il mio miglior risultato in 500 che eguaglia quello
del debutto con la Honda nel 98. Mi manca solo il titolo. Non avercela
fatta finora mi fa star male, ma solo perché avrei dovuto essere
io a riportarlo in Italia. Comunque non ho pentimenti, né ripensamenti.
Ora la cosa importante è vincere Gran Premi, essere veramente competitivi.
Per poter lottare sino alla fine bisognerà vincere sei o sette
Gran Premi, ed è quello l'obiettivo. Titolo a parte".
E Rossi a parte.
"Valentino ha indicato me come il suo rivale più duro e lo
ringrazio, ma per ricambiare mi manca essermi battuto con lui in condizioni
di parità. nel 1998 contro Doohan, motore a parte, avevamo la stessa
moto. per questo considero l australiano ancora l avversario più
duro contro il quale abbia guidato. Diciamo che mi farebbe piacere, nel
futuro ed indipendentemente dal tipo di moto, ritrovarmi con Rossi in
squadra. Una situazione come quella Senna-Prost alla McLaren. sarebbe
divertente, ma anche così prevedo un 2002 appassionante".
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