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il fatto 22/4/2003
Addio Kato, piccolo samurai
Alla fine Daijiro Kato non ce l'ha fatta. Il suo cuore generoso ha smesso di battere che era da poco passata la mezzanotte di sabato scorso, in Giappone. Era dunque già la domenica di Pasqua, in Europa. Si trovava, Dai-chan, ancora nel reparto intensivo dell'ospedale di Yokkaichi, in coma profondo, a tredici giorni dall'incidente occorsogli a Suzuka, nel terzo giro del Gran Premio del Giappone.
Tredici giorni durante i quali nessuno era, ed è, ancora riuscito a far luce sulle cause del dramma. Né la telemetria della sua Honda cinque cilindri RC211V 2003, né le riprese TV a circuito chiuso dell'autodromo, infatti, sono riuscite a chiarire il mistero di una perdita di controllo inspiegabile per un pilota della sua classe e della sua esperienza.
Già, perché Kato ha perso la vita nel punto di frenata prima dell'ingresso della nuova variante ridisegnata quest'anno per migliorare l'accesso al rettilineo. Un tratto di pista che - come molti altri similari in altri circuiti del motomondiale - presenta un muretto fiancheggiante il punto di decelerazione.
Quale sia stata la dinamica capace di portare la sua moto contro il muro, non si sa. Quel che è certo, purtroppo, è che con la sua scomparsa il motomondiale fa un balzo all'indietro di 14 anni: era il 28 maggio del 1989, infatti, quando all'interno del Motodrom di Hockenheim, nel corso del GP di Germania, perse la vita il venezuelano Ivan Palazzese. Quattro anni dopo, il 1° maggio del 1993, si immolò a Jerez Nobuyuki Wakay, ma non fu un incidente di corsa. Il 25enne giapponese, infatti, pagò l'incoscienza di uno spettatore che gli attraverso la strada nella corsia dei box.
Anche allora fu il muretto di cemento, quello che si affaccia sul rettilineo, ad essere fatale al pilota.
Daijiro Kato era, per risultati e aspettative, considerato il miglior pilota giapponese di sempre. Per questo l'HRC, aveva per lui un progetto ambizioso: trasformarlo nel primo pilota nipponico iridato nella massima categoria.
Per realizzare questo obiettivo Kato era stato affidato al team di Fausto Gresini che, dopo aver dominato con lui il mondiale della 250 nel 2001, dopo un 2002 di apprendistato, dapprima con la NSR 500 due tempi, e quindi con la RC211V quattro tempi, si apprestava ad appoggiarlo nell'impresa più difficile.
Ormai non conta più nulla, ma Daijiro, prima della caduta, era in rimonta, a caccia del podio.

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