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Ducati 4/4/2003
LA GENESI
La moto è anche follia, su questo nessuno nutre alcun dubbio. In fondo, a parte il fatto che i motociclisti non hanno bisogno di quattro ruote per stare in equilibrio, la differenza fra la MotoGP e la F.1 è tutta qui.
Normale, dunque, che per rappresentare la nascita di sé stessi alla Ducati abbiano pensato a qualcosa di particolare e stravagante. Il noto fotografo francese Gérard Rancinan, ha poi eseguito la sublimazione dell'idea in uno scatto. Il risultato è al di là dell'immaginazione…come la velocità della Desmosedici a Barcellona, del resto.

di Caroline Gaudriault


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E' stato prima della creazione. Molto prima di qualsiasi rappresentazione. Un sogno un po' folle, il sogno di tutti gli ingegneri: la creazione del modello perfetto. Il laboratorio freme di attività. Menti impegnate nella ricerca della perfezione: progettare la moto perfetta con due piloti altrettanto perfetti. L'unione di bellezza e prestazioni. Schizzi del sogno adornano il tavolo da disegno del progettista. Piano piano l'idea prende forma. La genesi giunge a noi prendendo vita pulsante, in un laboratorio immaginario nel cuore della tradizione italiana.

Il tempo e lo spazio vengono rovesciati. La genesi comprende tutte le ere: è l'impressionante culmine di una successione di precedenti creazioni. Come un omaggio a quei disegnatori e artisti che lasciarono un'eredità immensamente ricca, c'è un sentore di Rinascimento italiano nell'aria. Un'era di nuove scoperte, un'epoca di genio artistico. Sullo sfondo, un dipinto rappresenta un carro trainato da cavalli focosi, forse il carro del Re Sole, Helios, che ha attraversato il cielo spargendo luce. Come un ponte tra due epoche, il cocchiere punta verso una versione più moderna del veicolo: la nuova moto da corsa guidata da due eroi, uno italiano, l'altro australiano. Il mito vive ancora. Prodotta dalla Ducati, mostra la sua nudità. Prodezza di bellezza e modernità, è il tesoro nel segreto del laboratorio. Posata sul cavalletto, con il ventre aperto, è oggetto di ricerca rivoluzionaria e di invenzioni mai immaginate … e sicuramente, di molta invidia. E' facile immaginare come il laboratorio sia circondato da riservatezza, protetto da occhi curiosi. Tutto sembra essere in uno stato di gestazione. Nella loro nudità, sembrano pronti ad essere trasformati d'incanto in motociclisti che tutto conquisteranno.

Uomini vestiti di bianco si avvicinano e poi entrano in una stanza che ricorda una sala operatoria. Con i loro colletti stretti e l'aspetto severo, sono venuti a controllare le loro creature. Le loro espressioni sono serie, rigorose. Al centro, c'è il "cervello", Claudio Domenicali. Il progettista di questo mezzo tanto atteso. Circondato dai suoi ingegneri, che non osano entrare per tema di disturbare il misterioso processo in atto. Sussurra: "Il progetto non rappresenta solo la costruzione di una moto, è anche un sogno che si avvera. Il progetto ha una lunga storia; è un processo lento. Siamo molto fieri del risultato, ma sappiamo che è solo un assaggio del livello di qualità che il nostro approccio rigoroso richiede. La chiave è la pazienza. Questo giorno rappresenta un momento di emozione per tutti noi, un misto di soddisfazione e concentrazione preoccupata. Questi sentimenti sono importanti perché ci danno fiducia e nello stesso tempo, ci aiutano a concentrarci sulle sfide future. E' una grossa responsabilità tenere vivo il sogno nei cuori e nelle menti dei tifosi. Ci prenderemo tutto il tempo necessario per realizzare il sogno. Non dobbiamo avere troppa fretta, la cosa più importante è preservare quello che già abbiamo ottenuto per poi progredire." Dietro il vetro, i creatori guardano i loro prototipi sottoposti all'ossidazione. Divengono testimoni della materializzazione dei colori. La moto assume la sua livrea bianca e rossa. Presto toccherà alle due creature essere trasformate …

E quando Loris Capirossi si sveglia, gli occhi ancora pesanti di sonno, dice: "Sono qui per apportare a questo progetto l'esperienza che ho accumulato in tanti anni vissuti da pilota. Per me, è una sorta di rinascita. Sono italiano e per me non esiste sogno più grande di diventare il pilota di un team prestigioso come Ducati. La storia di questo costruttore è meravigliosa perché è basata sulla passione; le persone che lavorano per Ducati non si trovano qui per caso e l'immagine di Ducati è davvero unica. C'è qualcosa della perizia di un artigiano alla base di Ducati, che ti fa venire voglia di difenderne i valori. Non posso immaginare nulla di meglio che vedere il mio nome associato a quello di Ducati. Tutti gli inizi sono importanti; devi cominciare con il piede giusto. Il mio esordio fu un'esperienza indimenticabile perché ero molto piccolo: avevo solo quattro anni ma ricordo ancora tutto. Parlo della prima volta che mio padre mi portò a Imola. Fu incredibile: rimasi stregato, innamorato di questo sport proprio come lo era mio padre. Quel giorno il mio destino venne segnato. Ora esco dalla provetta e sento una nuova energia. Parte del mio sogno si sta già avverando." La fase della creazione è giunta al termine. Ora può lasciare il laboratorio.

Troy Bayliss è in posa come un contorsionista dentro la sua provetta. Si stira. Torna alla vita: "Io vengo dalla Superbike. Dopo cinque anni in quella categoria, correre era diventato un po' troppo simile a una routine. Ero molto rilassato, forse più di quanto avrei voluto. Correre con le moto da Grand Prix è una nuova sfida: mi offre tutta la motivazione di cui ho bisogno per dare il meglio di me. Ho molto da imparare. Venire dall'Australia e correre con un team italiano è come far parte di un laboratorio sperimentale. Mi sento pronto a soddisfare le esigenze di Ducati e a condividerne lo spirito e spero di regalare tutta la mia esperienza, anzi tutto ciò che sono, a questo team. E' un processo simbiotico che dipende da un equilibrio di passione ed esperienza e coinvolge ogni membro del team. Tutti qui si impegnano per dare il massimo e garantire che, grazie ai loro sforzi, il sogno diventi realtà. Affrontare un progetto di questa levatura significa dare il meglio di se', spogliarsi a nudo. Ed è ciò che abbiamo fatto."

Indossando i guanti bianchi, i tecnici sollevano la provetta e liberano Troy. Delicatamente, appoggiano il contenitore a terra, facendo la massima attenzione, per non romperlo. Perché? Sicuramente non per un nuovo utilizzo: ha già esaurito la sua funzione…i piloti sono pronti.

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