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il fatto 16/3/2005
Barros e Bayliss: il pericolo è giallo

L’avevano già detto l’anno scorso: siamo qui per vincere. Allora, vestiti del giallo Camel a pronunciare questa frase erano stati Max Biaggi, Makoto Tamada e Sito Pons, con la benedizione del grande capo di JTI, Roberto Zanni. Dodici mesi dopo lo slogan è lo stesso, ma i piloti sono cambiati. Al posto del romano e del giapponese, un brasiliano ed un australiano, Alex Barros e Troy Bayliss e la medesima moto, la Honda RC211V nella versione destinata ai team satellite. L’obiettivo, però è identico ed a trainare il team, seguendo la filosofia gattopardiana del “cambiare tutto per non cambiare niente” è la notizia, rivelata dallo stesso Zanni, che pur correndo nel team ufficiale HRC Max Biaggi continuerà a fare parte della famiglia come testimonial di Japan Tabacco.
E’ sempre più vicino alla Honda, dunque, lo sponsor Camel ed il recente accordo che lega il marchio Winston al team Ten Kate che rappresenta l’HRC nella Superbike lo conferma.
“Siamo il 3° gruppo al mondo, con 28.000 dipendenti e 44 miliardi di dollari di fatturato – ha ricordato Roberto Zanni – e siamo orgogliosi di essere presenti nel mondo dello sport dei motori con i nostri tre marchi più importanti: in F.1 con Mild Seven, in SBL con Winston e nella MotoGP con Camel, appunto”.
E’ una strategia totale, quella della JTI, ma ha bisogno di vittorie.
“Quelle passate sono importante, ma quelle che contano ora sono solo quelle future”.
“L’equilibrio te lo da l’esperienza – ha ricordato a questo punto Alex Barros, il pilota con più Gran Premi in attività – e questo ritorno nel team Camel-Pons per me coincide con quello che, forse, è il momento migliore della carriera: sono in una grande squadra, con un’ottima moto e finalmente anche al 100% fisicamente. L’anno passato, purtroppo, ho iniziato il mondiale con ancora dei problemi alla spalla. Nel corso della stagione, poi, l’HRC si è dispersa seguendo tecnicamente non solo me, ma anche Gibernau e Biaggi. Quest’anno sarò più tranquillo. Le moto ufficiali non sono molto diverse da quelle destinate ai team satelliti e, come sempre, saranno poi I risultati a fare le gerarchie nel corso della stagione”.
Per Alex il favorito è sempre uno, però: Valentino Rossi.
“E’ evidente, ha il numero uno sulla carenatura e tocca a noi toglierglielo. Quest’anno, comunque, non avrà vita facile perché siamo veramente tutti vicinissimi. Ancora non è emerso un leader. Sete è stato velocissimo in Australia, Melandri in Qatar…io non sono un uomo da pole, ma piuttosto un combattente. Mi esalto in gara e poiché mi manca ancora il titolo iridato a 34 anni ho la stessa grinta e voglia di un ventenne”.
Il medesimo discorso fatto dal brasiliano vale per Bayliss che, però, onestamente, ha ammesso di essere ancora al 75%.
“Non sono ancora un tutt’uno con la moto. Devo cambiare stile di guida io, ma non è facile. Non posso dire che in gara sarà diverso, prima devo riuscire a superare I problemi che ho incontrato…sapete, quando sono passato dalla Superbike alla MotoGP non ho trovato tanta differenza perché si trattava sempre di una Ducati…il dispositivo antisaltellamento sulla frizione, per esempio, era molto simile. La Honda invece è un altro mondo, ma poiché è una gran moto, ed i miei colleghi ci vanno forte, so che lo faro anch’io”.

(f.d.z.)

 

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