il fatto 11/5/2006
Capirossi, Melandri e Rossi: pensieri e parole
O lo si ama o lo si odia, il circuito di Shanghai, non ci
sono mezze misure. Loris Capirossi, per esempio, lo definisce un tracciato
“stupido”.
“Non è certo tecnico – ha spiegato il pilota della
Ducati – e lo dimostra il fatto che praticamente è impossibile
fare un cambio con i rapporti adeguati. I lunghi rettilinei, infatti,
richiedono quinta e sesta molto lunghe, ma non si può, per diminuire
i buchi da una marcia e l’altra, utilizzare una prima anch’essa
lunga, perché vi sono delle curve da cinquanta chilometri all’ora,
come quella in cui termina il rettilineo principale. Arrivare a 332 Km/h,
a 16.200 giri, come mostra la mia mappa della telemetria ed essere poi
costretti ad affrontare la curva in prima a 5000 giri è un assurdo”.
Non solo il rampino a non piacere all’imolese. Anche il tornantone
dopo i box non lo entusiasma.
“Si rimane piegati per un’ora…la curva è di 300°,
si entra in terza ed a metà si deve scalare in seconda…”.
Non è, comunque, solo questo a preoccupare l’imolese, attualmente
in seconda posizione nel mondiale ad un punto da Nicky Hayden. Per il
fine settimana, infatti, è prevista pioggia.
“Un fatto che non ci aiuta perché abbiamo molti pneumatici
da provare”.
Per fortuna, però, quest’anno sembra non esserci un dominatore.
“Sì, il campionato per fortuna è abbastanza incerto,
comunque non si può correre da ragioniere. Bisogna salire sul podio”.
Una conferma, in proposito, arriva da Melandri.
“E’ vero, bisogna attaccare, anche se il possibile vincitore
va cercato fra sei piloti – spiega Marco – a me, comunque,
questo circuito piace. E’ strano, è vero, ma è questo
il suo pregio. Anche la curva che torna su se stessa e ti costringe a
scalare dalla terza alla seconda a metà secondo me è una
difficoltà in più da interpretare. Sono d’accordo
che non si tratta di un tracciato divertentissimo, ma non è banale”.
Melandri è molto carico, e non potrebbe essere altrimenti visto
la vittoria ad Istanbul.
“Il successo in Turchia c’entra, ma c’entra di più
il fatto che siamo riusciti a mettere a posto la moto – aggiunge
– è il punto di forza della Honda, questo: una volta trovato
l’assetto lo si cambia pochissimo da un circuito all’altro”.
Vorrebbe poter dire la stessa cosa Valentino Rossi. Il campione del mondo,
come Capirossi, non ama Shanghai.
“L’anno passato con la pioggia abbiamo pescato il jolly, ma
quest’anno abbiamo bisogno dell’asciutto per mettere a punto
la Yamaha – spiega Valentino – inoltre dobbiamo assolutamente
cercare di partire più avanti, almeno in seconda fila. Obiettivo:
il podio, perché quest’anno il mondiale si vincerà
anche con i piazzamenti. Ed io devo farne, visti i punti persi a Jerez,
perlomeno finché non sarò nuovamente in grado di attaccare”.
Poiché ininterrottamente da dodici gare è uno di questi
tre italiani a vincere nella MotoGP – 6 Rossi, 3 ciascuno Capirossi
e Melandri – si potrebbe ragionevolmente pensare che il GP della
Cina non apporterà novità, se non fosse che i primi a non
crederci sono proprio Vale, Loris e Marco.
“Non si possono fare previsioni – dicono all’unisono
– Hayden, Pedrosa e Stoner, hanno le nostre stesse probabilità”.
Sarà vero?
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