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l'intervista 23/6/2006
“Non mi divertivo più come prima”

Giovedì scorso in Catalunya Sebastián Porto ha ufficialmente annunciato il suo ritiro e una settimana dopo, attraverso un’intervista diffusa dal suo sponsor Repsol, spiega com’è giunto alla decisione di lasciare.

Quattro volte sul podio l’anno scorso, compresa la vittoria di Assen, e quest’anno a Barcellona l’annuncio del ritiro. Deve essere stato un fine settimana particolare per te, guardare la gara dal muretto dopo aver lottato tanti anni in pista…
“Si è stata una sensazione particolare perché è stata la prima volta in assoluto nella mia carriera che ho vissuto la gara dall’altra parte della barricata, lontano dalla mia moto. Mi sentivo strano, ma calmo dentro, perché la decisione è stata mia e mia soltanto, e meditata a lungo. Se fosse venuta da altri, dalla squadra, la famiglia o lo sponsor, mi sarei sentito costretto, obbligato, invece così, per quanto sappia che passerò dei momenti duri, penso che in un paio di mesi sarà tutto a posto"

Hai già assimilato la cosa?
"In verità si, e bene anche, perchè è una decisione maturata nel tempo, non da un giorno all’altro. Ci stavo pensando da un paio di settimane e sette giorni fa ho scelto. Se oggi fossi in moto non mi starei divertendo come prima e se non ti diverti, diventa tutto più difficile, perché ogni problema diventa un grande problema”.

Certo deve essere difficile guidare senza desiderarlo davvero con tutto te stesso, anche dal punto di vista dei rischi che questo sport comporta…
“Se avessi continuato con le corse sarebbe stato davvero così. Fino al Gran Premio di Francia ero lo stesso pilota di sempre poi al Mugello ha cominciato a venirmi in mente questa idea. Non c’era più feeling tra me e la mia moto, non riuscivo più a capirla ed era come se lei non mi permettesse di guidare come prima. Quando arriva la stanchezza e cominci a pensare questo genere di cose, devi cercare di restare lucido e analizzare la situazione perché non è facile capire cosa devi fare. Alla fine però nella vita le scelte vanno fatte ed io ho seguito il mio istinto. Ho sempre cercato di non bluffare, di non promettere cose che sapevo di non poter realizzare”.

Qual è stato il percorso interiore che ti ha portato a questa scelta?
“Non ricordo esattamente come mi si è affacciata l’idea in mente, ma, come ho detto, è saltata fuori più o meno dopo la gara di Le Mans insieme ad un mix di sensazioni. Per prima cosa ho pensato per quanto ancora sarei rimasto nel mondiale. Perché ad un certo punto le cose cominciano ad assommarsi una all’altra e forse gli ultimi risultati negativi sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso… Tutti i sacrifici fatti per correre, tutti questi anni lontano dal mio paese e dalla mia famiglia. Era un pensiero pesante. Ma alla fine ciò che davvero mi ha fatto decidere è stato che non provavo più piacere a guidare e continuare a farlo in queste condizioni, beh, sarebbe diventato un sacrificio, uno sforzo. In questo mondo non puoi permetterti di non essere al 100%”

Com’è stato dirlo agli altri, ai tuoi genitori?
“Le prime persone a cui l’ho detto sono state Paco Sánchez, il mio manager, e Alberto Puig, poi ho parlato con la mia famiglia. Sono sempre stato molto legato ai miei e loro hanno sempre saputo tutto di me, senza mai interferire in alcun modo con le mie decisioni, anche quelle dure, come questa. Le hanno sempre rispettate, sia quelle personali sia quelle riguardanti la mia vita sportiva. E’ andata così, quando l’idea ha cominciato a prendere forma dentro di me glielo ho detto e loro mi hanno chiesto solo di rifletterci sopra, di non decidere all’istante. Per questo ci ho pensato tre settimane. Dopo il Mugello sono tornato in Argentina e lì da solo, perché la mia famiglia era rimasta a Barcellona, ho capito cosa volevo fare e glielo ho detto al telefono. Mi sono stati vicini fin da quel momento”

Tra un paio di settimane tornerai in Argentina dove sei un idolo per tanti tifosi. Cosa dirai loro?
"Sì è vero, in questi giorni sono stati in tanti a chiamarmi dall’Argentina, anche tanti giornalisti, perchè la notizia ha fatto scalpore. Per tanti anni sono stato praticamente l’unico argentino nel mondiale e questo ha reso la notizia ancor più clamorosa. Ma penso che l’abbiano accettata. Il 90% della gente mi sostiene anche se qualcuno ovviamente non capisce, perché non stanno qui e non sanno cos’è questo mondo, a parte il lato sportivo. Non sanno dei viaggi, del logoramento, del continuo stress e di tante altre cose. La sola cosa che posso dire loro è che si tratta di una decisione personale che spero rispetteranno. Anche se io mi sono ritirato continuerò a lavorare per far crescere il motociclismo in Argentina. Nulla è definito ancora ma ci sono delle idee, con delle persone della Repsol, per continuare a portare avanti dei progetti insieme, cercando di aiutare a far emergere qualche giovane promessa locale. Mi piacerebbe moltissimo perché non vorrei stare completamente lontano da questo mondo, che è stata la mia vita per tanto tempo. Penso di avere la possibilità di fare ancora tante cose”.

Cosa ti ha detto Alberto Puig, ti ha dato dei consigli?
“Conosciamo tutti Alberto, è una persona molto diretta. Mi ha detto che da un lato mi capisce, perché queste sono decisioni personali, ma dall’altro no, perché mi considera un pilota giovane e con tante possibilità. Ma ha anche detto molto chiaramente che rispetta la mia scelta ed io vorrei ringraziare pubblicamente lui, la Honda e la Repsol, perché non è facile sostenere una decisione del genere. Sono molto riconoscente e, anche se l’ho già detto tante volte, voglio ripetere che quest’anno la mia squadra era la migliore di sempre, sia dal punto di vista tecnico sia umano. Grazie a tutti.”

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