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20/12/2005
Una indagine: i manager vorrebbero Rossi alla direzione marketing

Antonio Giraudo? Ottimo come amministratore delegato. Fabio Capello il direttore generale ideale. Valentino Rossi un mago per il marketing. Tania Cagnotto alla qualità. Carlo Ancelotti alle risorse umane. Yuri Chechi all’amministrazione. Sono questi alcuni dei personaggi del mondo dello sport che i manager italiani vorrebbero nella “squadra ideale” ai vertici della loro azienda.

E’ quanto emerge dalla ricerca “Sport, manager, valori” realizzata da Summit, società di consulenza ed education, guidata da Franco D’Egidio, specializzata nella gestione del capitale intellettuale e dei processi di cambiamento della cultura aziendale.
La ricerca è stata realizzata intervistando circa 100 manager che ricoprono diverse funzioni in aziende medio-grandi dei principali settori.

Cosa insegna lo sport ai dirigenti d’azienda? I manager interpellati da Summit guardano alle diverse discipline soprattutto per il gioco di squadra (78%), la competizione (74%) e il senso della sfida (61%). Ma apprezzano nei campioni anche l’allenamento (45%) e la correttezza (52%).
Da quali discipline i dirigenti traggono più spunti per il proprio lavoro? Il basket è al primo posto (64%) ed esprime soprattutto l’idea della rapidità di azione. La coesione viene dal calcio (58%), mentre il ciclismo (49%) è abbinato alla resistenza e il tennis (42%) alla concentrazione.

Secondo l’indagine Summit, gli sport che i manager seguono con più passione sono il calcio (67%), l’automobilismo (58%), il motociclismo (45%), il basket (39%) e il ciclismo (38%).

“Le aziende possono migliorare molto, ispirandosi al mondo dello sport, specie per il lavoro di squadra. E’ possibile imparare moltissimo osservando discipline sportive come basket, pallavolo o calcio. Noi lo abbiamo già applicato con successo in alcune imprese con innovativi interventi di formazione mirati”, osserva Franco D’Egidio, amministratore delegato Summit.
“Negli sport di squadra, per esempio, il fattore di successo è semplice, chiaro e condiviso da tutti: segnare più punti degli avversari”, aggiunge D’Egidio, “Nel business, purtroppo, alcuni manager giocano in ordine sparso e non sempre gli obiettivi sono chiari e ben compresi da tutti. I campioni sportivi sono animati da un grande senso della sfida, mentre nelle aziende spesso la motivazione delle persone è bassa. L’allenatore di una squadra è conosciuto e molto visibile. Alcuni capi azienda, al contrario, sono purtroppo spesso sconosciuti e invisibili, chiusi nel loro ufficio ai piani alti. Ne deriva che gli allenatori sono dei leader credibili, mentre alcuni capi azienda sono dei leader incredibili…”.

Summit ha lanciato un nuovo modello di coaching per manager, per sviluppare e potenziare nelle persone i valori positivi espressi dallo sport. “Abbiamo sviluppato un sistema che misura la capacità competitiva di un’impresa grazie a 15 indicatori di carattere sportivo, che sono poi sintetizzati in un indice, il teamship meter. Le aziende con persone più vicine a valori sportivi, risultato, in genere, molto più energetiche e competitive sul mercato”.

(a.f.)

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